Domani e probabilmente anche mercoledì 30 dicembre, la marea tornerà ad alzarsi e, con essa, anche le paratoie del Mose: il Centro maree del Comune di Venezia prevede per lunedì, alle 10.30, i 130 centimetri, necessari per poterlo azionare.
Dovranno così essere organizzati gli straordinari delle squadre dei tecnici, addetti ai sollevamenti, in una fase non facile per il Consorzio Venezia Nuova, che sta vivendo il cambio della governance, attraverso il lavoro del liquidatore Massimo Miani, che già la settimana prossima dovrebbe incontrare le rappresentanze sindacali.
Nel frattempo i lavoratori hanno chiesto a Miani un cambio di passo rispetto alla gestione dei commissari, ai quali sono sicuramente grati per aver saputo mantenere i livelli occupazionali, ma agli stessi criticano l’essersi circondati di consulenti esterni, anziché privilegiare le risorse interne e di aver finito col marginalizzare le loro professionalità.
Sotto accusa ci sono in modo particolare Francesco Ossola ed Elisabetta Spitz, che tanto si è adoperata per mantenere l’ingegnere piemontese al vertice dei lavori della grande opera, sollevando non poche polemiche, in primis quelle delle imprese consorziate, che continuano a lavorare ai cantieri del Mose, anche per i sollevamenti delle paratoie, senza venire pagate e che ormai avanzano 20 milioni di euro.
Pur essendo una questione “annosa”, secondo molti pareri, Ossola, da amministratore non si è prodigato per cercare di risolvere il problema. La stessa Cinzia Zincone, provveditore alle opere pubbliche, tempo fa, parlando dell’ingegnere, ha dichiarato che “…il suo approccio è stato molto ingegneristico e poco territoriale. E, il resto ne sta un po’ soffrendo”.
Inoltre, nello scaricabarile generale, dello scorso 8 dicembre, quando Venezia si era trovata nuovamente allagata, dalla marea più alta dell’anno, perché nessuno aveva ritenuto opportuno sollevare il Mose, pare che fosse stato proprio Ossola a mandare a casa le maestranze.
I nodi da sciogliere insomma sono ancora molti, tra i quali anche le nomine ai vertici: manca ancora il nome del presidente della nuova Autorità della laguna, che deve arrivare da Roma e che sta ritardando l’avvio dell’operatività dell’Autorità.