Se il il numero delle nascite non crescerà, ma come teme Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat, scenderà sotto 400 mila, saremo costretti a cambiare l’attuale modello di welfare.
Il covid ha solo acutizzato un problema che attanaglia gli italiani da almeno un decennio: si fanno sempre meno figli e si fanno più tardi. Già dallo scorso anno è stato segnalato un calo delle nascite del 1.5% e bisogna ancora vedere in che modo il Covid ha inciso su questo trend negativo.
Per fare portare all’attenzione alcuni dati del fenomeno, basterà ricordare che nel 1964, periodo del baby boom, le nascite erano 1 milione, nel 2008 si sono dimezzate arrivando a 576 mila e per il futuro i numeri non promettono bene.
Gli anziani aumentano e il numero delle persone in età riproduttiva diminuisce: oggi ci sono 33 ultrasessantacinquenni ogni 100 soggetti in età attiva, ma tra trenta o quarant’anni questo numero potrebbe raddoppiare e di conseguenza anche le pensioni rendendo il nostro attuale sistema di welfare instabile.
A quel punto il sistema dovrebbe adeguarsi a nuovi parametri e così anche il mondo del lavoro subirebbe un pesante scossone: “Se raddoppiasse il numero delle pensioni in proporzione al prodotto interno lordo – sottolinea il dott. Blangiardo – non ci saranno più soldi per la scuola o per la sanità? Oppure si dovranno tagliare altre cose? Dobbiamo fare in modo che non si arrivi a questo punto. Lavoro e genitorialità devono andare di pari passo, coinvolgendo i padri con congedi di paternità e spingendo le aziende a offrire convenzioni per gli asili nido e servizi simili”.