Ieri tanti cittadini e genitori sono scesi in piazza per ribadire l’importanza di riaprire le scuole in sicurezza. “Siamo molto soddisfatte della partecipazione corale che ha contato oltre mille persone” affermano Rachele Peter e Giulia Ferrari fondatrici di Ridatecilascuola, movimento di opinione che da maggio dell’anno scorso è attivo con diverse iniziative.
Una piazza gremita di famiglie, insegnanti, dirigenti scolastici e soprattutto studenti per sottolineare, ancora una volta, che la scuola si fa a scuola e che la dad non è una soluzione sul lungo periodo. In Bra c’erano zainetti, striscioni, cartelloni colorati, uniti da un unico grido: “ridateci la scuola!”.
La lettura di un brano di Asimov ha dato lo spunto per una riflessione sul significato di che cosa sia la scuola. Nel suo intervento Giulia Ferrari, ha ribadito “l’importanza di una scuola aperta a tutti e a tutte, quale organo vitale di uno stato autenticamente democratico e che sia in grado di tradurre il diritto di eguaglianza in realtà. È infatti attraverso l’istruzione che si pongono le basi degli strumenti culturali che daranno a ragazze e ragazzi pari opportunità”.
E la scuola no!, attraverso le parole di Valentina Infante, ha messo l’accento sulla “parità di genere in una società dove la cura e la gestione dei figli, anche in dad, ricade sulla donna, costretta a sacrificare e talvolta a rinunciare al lavoro”. Rachele Peter ha ricordato “i ragazzi e le ragazze delle scuole superiori che più di tutti hanno dovuto rinunciare alla scuola, e che sono ormai prostrati dall’isolamento e dalla mancanza di spazi di relazione e di condivisione”, una problematica spesso sottovalutata, ma invece avvalorata da psicologi e psicoterapisti, e dai crescenti disturbi comportamentali che tanti ragazzi manifestano. Camilla Velotta, coordinatrice della Rete Studenti Medi di Verona, ha richiamato “la necessità di investimenti strutturali sulla scuola per la tutela del futuro di un’intera generazione”.
Ieri in piazza c’era anche il sindaco di Verona, Federico Sboarina, che qualche giorno fa, a conferma della volontà di riaprire in sicurezza le scuole cittadine, aveva inviato una lettera al presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi e al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.
Nel testo si sottolinea che, pur nella consapevolezza della delicatezza del momento e della necessità di adottare tutte le misure che servono a contenere i contagi, la scuola in presenza è fondamentale sia per i bambini sia per le loro famiglie. Dall’asilo alle scuole secondarie di secondo grado, la scuola garantisce non solo la crescita culturale dei giovani, ma anche la loro crescita psicofisica e aiuta i genitori e le famiglie, messi in enorme difficoltà nel dover conciliare lavoro e didattica a distanza.
“Ho scritto al premier Draghi perché le nostre scuole sono sicure e condivido il disagio e il malcontento delle famiglie veronesi – spiega Sboarina -. Il momento è delicato, la lotta al virus resta la nostra priorità, tuttavia la chiusura delle scuole è una misura che crea numerosi danni, ne va non solo della salute psicologica dei nostri bimbi ma anche della tenuta delle nostre famiglie, già provate da un anno di difficoltà e restrizioni”.