Oggi in varie parti d’Italia, molti studenti delle superiori sono potuti tornare in classe, mai dei ragazzi sono stati altrettanto contenti di tornare a scuola. In Veneto però il ritorno è rimandato al primo di febbraio, nonostante in Regione non siano mancate le proteste di studenti e genitori che chiedevano maggiori attenzioni per il mondo della scuola (dai trasporti pubblici agli spazi da utilizzare).
Ma in questi giorni la notizia che circola in Regione è una sola: sono circa 200 le classi scolastiche di elementari e medie sottoposte a quarantena in Veneto per positività di uno o più studenti.Quindi in tutto ci sono circa 4mila studenti a casa. Un disagio per le famiglie che si trovano dall’oggi al domani costrette a dover cambiare i piani, spesso con i genitori che devono stare a casa dal lavoro per occuparsi dei figli.
È l’effetto, 10 giorni dopo la ripresa dalle vacanze di Natale, dell’ordinanza della Regione che ha cambiato la gestione dei casi positivi a scuola, obbligando all’isolamento le intere classi in presenza anche di un solo contagio. Una soluzione di certo drastica, ma che ci si domanda se sia valida.
Ricordiamo che con la procedura precedente, in caso di positività tutta la classe veniva sottoposta ai tamponi, e se gli alunni risultavano tutti negativi potevano riprendere le lezioni. La nuova ordinanza è stata spiegata dalla sanità regionale con la necessità di fermare il rischio focolai negli istituti. Obiettivo nobile,ma forse perseguito in modo eccessivo. Il rischio è di andare per tutto l’anno a lezione a singhiozzo, non dando continuaità tanto agli studenti, quanto ai genitori, che devono chiedere in continuazione permessi per occuparsi dei bambini.
Con la nuova procedura, gli studenti osservano 10 giorni di quarantena e possono rientrare in classe dopo l’esito negativo del tampone. In Veneto la provincia di Padova è quella con il maggior numero di classi in quarantena, una settantina.