Ricevere l’indennità NASPI quando si è senza lavoro può essere provvidenziale, attenzione però per le donne è parzialmente diversa.
Tutti possono affrontare un periodo più o meno lungo in cui restano senza lavoro non per propria volontà, non sapendo quando ne troveranno un altro andare avanti senza preoccupazioni può essere davvero complesso. Chi si trova in questa situazione può usufruire della NASPI, nome con cui viene definita l’indennità di disoccupazione, erogata mensilmente.
Questa ha lo scopo di coprire un periodo pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni ed è attuabile dall’ottavo giorno successivo alla data di cessazione del rapporto di lavoro, se la domanda è presentata entro l’ottavo giorno. Attenzione, però, i termini possono cambiare con una differenza sostanziale tra uomini e donne, è bene saperlo così da capire quali siano i propri diritti.
Come cambia l’indennità NASPI tra uomini e donne
Ma quali sono le differenze di genere nell’indennità NASPI? Il riferimento è a una situazione che può esserci in uno dei periodi cruciali della vita di una donna, quello della maternità, è importante che siano garantite tutte le tutele necessari anche se ci si trova in uno stato di disoccupazione. E’ infatti possibile ricevere un assegno mensile sia se si è perso lavoro, sia se si è deciso in maniera autonoma di smettere di lavorare.
Anche una lavoratrice incinta può percepire l’indennità di disoccupazione, cessa però l’indennità NASPI se si percepisce la maternità. Una volta conclusi i cinque mesi di maternità previsti dalla legge, si tornerà a ricevere la NASPI per il periodo per cui se ne ha diritto. Qualora si sia in maternità quando si è in stato di disoccupazione, a erogare l’assegno mensile è l’INPS, che si trasforma in una sorta di “datore di lavoro sostitutivo”.
Non è però possibile usufruire della maternità sostitutiva. Con questo termine si intendono i sei mesi successivi ai cinque mesi di maternità obbligatoria, in questo periodo è in genere possibile decidere se tornare al lavoro o restare a casa per occuparsi personalmente del proprio figlio. Qualora non si rientrasse in azienda, si percepisce solo il 30% del proprio stipendio.
Qualora lo si ritenesse opportuno, una futura mamma può anche dare le dimissioni volontariamente e trascorrere la parte mancante della gravidanza senza dover lavorare. In questo caso è possibile fare domanda dell’indennità NASPI a partire da 300 giorni prima della data presunta del parto fino al compimento di un anno di vita del figlio. Le dimissioni devono essere date nel periodo che va dai 300 giorni prima della data presunta del parto fino al compimento del primo anno di vita del figlio per la madre. Si avrà così diritto a un sostegno economico per un periodo di tempo pari alla metà delle settimane di contributi versati nei 4 anni che precedono la richiesta volontaria di dimissioni. L’indennità di maternità è pari all’80% dello stipendio che si percepiva prima di entrare in disoccupazione.