Un weekend lungo in Iraq. Si potrebbe riassumere così, con linguaggio un po’ moderno e scanzonato, il breve ma importantissimo viaggio che inizia oggi per Papa Francesco.
Il Santo Padre partirà infatti questa mattina per il Paese mediorientale, dove si tratterrà per pochi giorni al fine di portare sostegno alle numerose ed antichissime comunità cristiane irachene. “Pellegrino di pace in cerca di fraternità”, così ha voluto definirsi il Papa alla sua partenza.
Un viaggio dal sapore storico, poiché è la prima volta che un ponfefice si reca a visitare i cristiani d’Iraq; una delle culle della religione cristiana, con una storia lunga duemila anni. La decisione s’inserisce in uno spirito di vicinanza e di affetto verso i fedeli che hanno pagato a carissimo prezzo gli ultimi 15 anni seguiti alla caduta di Saddam Hussein. Prima le devastazioni della seconda Guerra del Golfo; poi, come ultima e tragica conseguenza di quest’ultima, la nascita ed il diffondersi dell’ISIS. Un autentico flagello per le comunità cristiane irachene che hanno pagato il prezzo più caro in termini di omicidi, rapimenti, stupri e devastazioni dei luoghi sacri.
Secondo fonti delle chiese locali, i cristiani d’Iraq erano, prima dell’invasione americana, circa 1.600.000; oggi il loro numero, tra morti ed esodo verso altri paesi, si è drammaticamente ridotto a 300.000.
Papa Francesco visiterà le comunità delle città di Baghdad, Mosul e Qaraqosh. Da lì, si recherà poi ad Erbil, nel Kurdistan iracheno, dove sono sfollati migliaia di cristiani in cerca di riparo dalle violenze dei fondamentalisti islamici. Il viaggio culminerà poi con l’incontro, a Najaf, tra il Santo Padre, Ali al-Sistani – guida spirituale degli sciiti dell’Iraq – ed il presidente Salih.
Imponenti le misure di sicurezza previste per il viaggio. Sia per quel che riguarda le precauzioni anti-pandemiche, che, soprattutto, per quelle volte a garantire la sicurezza del Pontefice in un’area che ha recentemente visto una recrudescenza del terrorismo.
Federico Kapnist