Sta accelerando la corsa per la cablatura della provincia rodigina, secondo il piano di Stato per l’ammodernamento dell’infrastruttura di rete, voluto dal governo dell’allora premier Matteo Renzi. Si tratta di una quarantina di progetti attivati da Open Fiber, per portare internet ultra-veloce in tutte quelle zone cosiddette “bianche”, comuni, frazioni o contrade che, per scarso interesse economico, erano state lasciate indietro dallo sviluppo di una connessione ad elevate prestazioni.
L’intervento mira a colmare il divario tra le città e i territori periferici, dove ancora oggi l’accesso alla rete rimane problematico se non addirittura precluso. In origine, il progetto prevedeva di portare entro il 2020 collegamenti da 30 Mbps, (Megabit per secondo), considerato lo standard minimo, ma ritardi e rallentamenti hanno costretto a far slittare il traguardo di qualche anno.
La società che si è aggiudicata l’appalto, Open Fiber, controllata da Enel e Cassa Depositi e Prestiti, fa sapere che al momento sono in corso progetti esecutivi per oltre il 70% dei comuni coinvolti nel piano, mentre sono già stati portati a compimento 21 interventi, attraverso i quali è stato possibile portare la fibra a oltre 17mila abitazioni.
Come ci tiene a sottolineare la società, il prolungamento dello stato di emergenza pandemica, che richiederà un continuo aumento di connettività è stata la molla dell’accelerazione dei lavori di posa. Inoltre per sveltire ulteriormente anche i sistemi di collaudo, sono stati adottati dei mini computer, che permettono di effettuare tutti i controlli da remoto, dialogando direttamente con gli operai presenti nei cantieri.
Pertanto alla fine, ritardi a parte, la proposta di Open Fiber risulterà più performante dal punto di vista tecnologico di quella prevista in origine dal piano statale, con il risultato che potrebbe anche succedere che il divario si capovolga, a favore delle “zone bianche”, dove la fibra viaggerà a 1000 Mbps.