Ristoratori e baristi non hanno accettato la definizione di “attività sacrificabili”, del nostro primo ministro. Avevano dovuto chiudere in primavera, durante il lockdown e si erano poi risollevati a fatica nel periodo estivo, adeguandosi scrupolosamente a tutte le norme igieniche e di distanziamento e anti-assembramento.
Ma, la sciabolata dell’ultimo Dpcm non se l’aspettavano proprio, così ieri sera, allo scoccare delle 18, anziché spegnere tutto e abbandonare i loro locali, hanno inscenato una manifestazione di protesta e dissenso, dignitosa e pacata, verso i provvedimenti del nuovo decreto e in particolare verso il divieto di somministrazione di cibo e bevande dopo le sei del pomeriggio.
Hanno apparecchiato tutti i tavoli, acceso le luci e la musica, chiudendo solo le porte. Qualcuno è andato anche oltre, affiggendo alla propria vetrina, un messaggio eloquente: “Ho sempre rispettato le ordinanze e i decreti, le distanze, l’obbligo della mascherina, e del gel igienizzante. Io non chiudo”. Nel giro di pochi minuti, le adesioni si sono moltiplicate.
Sono rimasti tutti fermi, davanti alle loro porte chiuse, per comunicare le difficoltà della situazione ormai gravissima in cui versa la categoria, sulla quale si è, ancora una volta e inspiegabilmente, abbattuta la scure del governo.
Si rifiutano di passare per gli untori del Paese, anche perché è ormai evidente a tutti, tranne che al governo, che i veri assembramenti sono nei mezzi pubblici di trasporto.
Ora attraverso l’aiuto di alcuni legali, stanno valutando la possibilità di aderire ad una class-action, per chiedere delle modifiche al provvedimento.
Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ospite ieri sera, a “Quarta Repubblica” di Nicola Porro, si è schierato con loro, “perché la gente deve vivere, sono imprenditori, non possono andare avanti con i sussidi. Inoltre tutti questi soldi che il governo continua a promettere, creeranno un enorme debito che finirà con il ripercuotersi sui nostri figli e nipoti”.
“Chiudere alle 18, significa rendere impossibile o quasi il proseguimento dell’attività. Le limitazioni colpiranno tutto il sistema delle piccole-medie imprese. Inoltre, la raccomandazione di non muoversi avrà un impatto negativo sul turismo e sui consumi” lamentano da Confcommercio.
La protesta pacifica si sta diffondendo a macchia d’olio e, oggi, in campo Santo Stefano, si ritroveranno tutti, mettendo a terra tovaglie, piatti, posate bicchieri, per simboleggiare la crisi delle loro imprese.