Netanyahu l’ha definita “una grande vittoria per la destra”; ma la realtà, è che l’ex premier non ha la maggioranza. E che allo stato attuale non può formare un governo.
Complici il Covid e l’evidente esaurimento della popolazione – chiamata alle urne per la quarta volta in due anni – il tasso di affluenza è stato molto basso, poco sopra il 65%, record negativo dal 2009.
La destra è oggettivamente avanti; con il Likud, il partito di Netanyahu, indiscusso primo partito del Paese. Ma anche provando a stringere un’alleanza con il partito oltranzista Yemina, di Naftali Bennett, non riuscirebbe a strappare i 61 seggi necessari per governare la Knesset, il parlamento israeliano.
Ferma restando l’impossibilità di giungere ad un accordo con gli avversari, l’unica chance per l’ex premier sarebbe quella di trovare un accordo col partito arabo Raam. Che aprirebbe però scenari imprevisti sul futuro dello stato ebraico.
Mentre si attende la fine dello spoglio, che sarà la prossima settimana, Netanyahu ha ventilato l’ipotesi di un quinto voto qualora non si riuscisse a formare un governo guidato dalla destra.
Federico Kapnist