Cambio di rotta aveva promesso e cambio di rotta ci sarà. Chissà fino a che punto, è lecito ora domandarsi.
Joe Biden vuole imprimere una sterzata nei rapporti con l’Arabia Saudita, colpevole di ripetute violazioni dei diritti umani nella guerra in Yemen e responsabile del barbaro omicidio di Jamal Khashoggi. Il regista di questi crimini ha un nome ben preciso, ed è quello di MBS, Mohammed Bin Salman, principe ereditario e figlio dell’attuale re saudita, Salman.
Il cambio di rotta di Biden – inaugurato ad inizio febbraio con l’annuncio dello stop alla vendita di armamenti ai sauditi – prosegue proprio da qui. Dopo un silenzio non casuale, durato ben quattro mesi, il nuovo presidente ha deciso di ripristinare i rapporti con i sauditi direttamente con il sovrano. Abbandonando quindi il ruolo di principale interlocutore con Washington di MBS, che gli era stato assegnato dal presidente Trump insieme al fidato genero, Jared Kushner. I quali avevano inaugurato, di fatto, una nuova stagione dei rapporti USA-Arabia a suon di messaggini su WhatsApp, scambiati tra i due potenti e spregiudicati giovani.
Ma caduto Trump, e con lui Kushner, ora sembra cadere anche l’aura di immunità di cui godeva in America il principe ereditario. Lo si evince da un rapporto “esplosivo” della CIA, tenuto finora nascosto per ordine del tycoon e che verrà reso pubblico nelle prossime ore per decisione della Casa Bianca. E dal quale, secondo indiscrezioni, emerge come lampante la responsabilità diretta di MBS nella tortura e nell’omicidio del giornalista saudita del Washington Post, Khashoggi, nel 2018. Colpevole di aver criticato il principe e le sue politiche.
Il nuovo corso saudita inaugurato da MBS, recentemente definito “nuovo rinascimento” da parte del nostro ex premier Matteo Renzi, ha visto una grande epurazione di avversari nella sterminata ed intricata casa regnante dei Saud. Con il principe ereditario che non si è scomodato a imprigionare personalità ostili o scomode. Anche su questo aspetto, Joe Biden vuole usare il pugno di ferro; invitando i partner sauditi a rivedere la durezza delle loro abitudini nei confronti degli oppositori interni.
Fino a che punto i diritti umani saranno così importanti per Washington, tanto da superare i mirabolanti interessi economici in ballo con il fedele e storico alleato saudita? E che risvolti avrà il rigore promesso da Biden sul nascente Accordo Abraham?
Federico Kapnist