Kabul è caduta ormai nelle mani dei talebani che hanno annunciato la rinascita dell’Emirato Islamico. La bandiera bianca dei Talebani sventola sul pennone del palazzo presidenziale, a favore delle telecamere e rimbalza ovunque sui social.
Dopo una giornata caotica, seguita dalla resa della capitale all’inarrestabile avanzata degli insorti, l’Afghanistan è ormai drammaticamente tornato nella morsa dei talebani, mentre il presidente Ashraf Ghani fuggiva, senza dire dove si sarebbe recato.
I talebani hanno assicurato di essere entrati in città per garantire la sicurezza, ma Kabul è immediatamente finita nel caos con le strade completamente bloccate per la popolazione in fuga, sparatorie segnalate in città e l’aeroporto “sotto tiro”.
L’ipotesi circolata di un governo di transizione con a capo l’ex ministro dell’Interno Ali Ahmad Jalali è immediatamente sfumata con l’occupazione del palazzo presidenziale. Mentre diplomatici e civili stranieri cercavano di raggiungere l’aeroporto della capitale.
L’Italia ha evacuato l’ambasciata e ha annunciato un ponte aereo per l’evacuazione di tutti i collaboratori afghani dei ministeri di Difesa ed Esteri. Riunioni di emergenza per analizzare la situazione sono state attivate in molti paesi occidentali, mentre la Nato ha sottolineato che la soluzione politica in Afghanistan è “più urgente che mai”.
E gli Usa che fanno? Niente. Anche dopo essere stati travolti dalle polemiche ed essere accusati di aver scatenato l’escalation talebana, hanno continuato a difendere la loro politica di ritiro delle truppe. Lo ha fatto il segretario di Stato Antony Blinken che ha respinto ogni paragone con Saigon ed ha assicurato che gli obiettivi della guerra in Afghanistan sono stati raggiunti. Ma il timore è un salto indietro di 20 anni.