Luis Arce, esponente del partito MAS (Movimiento Al Socialismo) ed ex ministro dell’Economia del governo presieduto da Evo Morales, è il nuovo presidente della Bolivia dopo aver sconfitto nelle elezioni di domenica scorsa Carlos Mesa. Quest’ultimo, espressione della rivolte di piazza che, circa un anno fa, avevano portato alle dimissioni di Morales ed alla formazione di un governo ad interim con lo scopo di traghettare il Paese sudamericano a nuove elezioni.
Nei 14 anni di governo Morales, versione moderna e razionale di un socialismo sudamericano sovente incapace di portare risultati soddisfacenti in campo economico, la Bolivia è cresciuta sotto ogni aspetto. La fascia di estrema povertà è passata dal 38% al 15% della popolazione, mentre la quella cosiddetta “moderata” si è dimezzata; il PIL del Paese è passato da 9 miliardi di dollari ad oltre 40 e il PIL procapite si è triplicato. Tutti indicatori che avevano spinto, negli anni scorsi, ad apostrofare l’era Morales come un “miracolo boliviano”; alla cui base c’è stata la nazionalizzazione delle risorse minerarie del Paese e, evidentemente, un sapiente utilizzo dei proventi derivanti dal loro sfruttamento.
La Bolivia aveva molto fatto parlare di sé, gettando più di qualche ombra sulla spontaneità delle proteste, quando l’anno scorso il legittimo governo di Morales era stato costretto alle dimissioni da imponenti manifestazioni di protesta. E che avevano portato al governo Jeanine Anez Chavez, espressione dei partiti liberisti in campo economico e che strizzavano l’occhio agli Stati Uniti e al grande interesse di alcune multinazionali per le risorse del sottosuolo boliviano.
Tra queste, ad attirare grande attenzione era stato il litio (di cui la Bolivia detiene circa il 60% delle riserve mondiali), componente imprescindibile per il crescente mercato delle auto elettriche, protagoniste della “green revolution” che sta dilagando anche nel settore automotive.
Elon Musk, imprenditore innovativo e fondatore di Tesla – prima macchina elettrica al mondo – quest’estate si era lasciato scappare un commento al dir poco sinistro sui social network. Ad un utente che gli rimproverava di essere stato tra gli sponsor del golpe che aveva rovesciato Evo Morales per strappare alla Bolivia il controllo delle miniere di litio, Musk gli aveva risposto “noi rovesceremo chiunque vogliamo, fattene una ragione”.
Federico Kapnist