Dopo le elezioni in Bielorussia che hanno riconfermato il presidente Aleksander Lukashenko, per la sesta volta, l’opposizione è scesa in piazza lamentando brogli e un clima di violenza senza precedenti.
Dopo la fuga all’estero della leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya, le proteste si sono estese oltre la capitale Minsk facendo riversare in piazza migliaia di manifestanti che chiedono le dimissioni del ri-eletto presidente. Ma pare che tra la popolazione e il loro “rappresentate” non ci sia ormai spazio di mediazione.
E mentre la Tikhanovskaya chiede all’Unione Europea di disconoscere il voto, ritenuto dai suoi non regolare, Lukashenko guarda alla Russia, che come era già successo con l’Ucraina, ha chiarito di non voler accettare interferenze estere nella questione bielorussa e Mosca pare non aspetti altro che un passo falso dell’Occidente per inviare le sue truppe nel Paese.
Da una parte le richieste di maggiore democrazia di un popolo che lotta contro quella che è stata definita “l’ultima dittatura europea” dall’altro i timori della Russia che teme di perdere appoggio nella regione con l’uscita dai giochi di Lukashenko, impongono delicate decisioni ai leader europei che adesso minacciano sanzioni contro Minsk.