Emma Menardi ha 27 anni, è nata e cresciuta a Cortina e recentemente è assurta all’onore delle cronache per essere stata scelta dal Cai, (prima volta di una donna), tra oltre 250 candidati, per la gestione dello storico Rifugio Nuvolau, che porta il nome della montagna su cui è stato costruito e che è considerato il più antico delle Dolomiti, venne infatti inaugurato nel lontano 1883, quando salire a quell’altitudine doveva essere proprio un’avventura.
Dopo decenni, si era conclusa la gestione della famiglia Siorpaes e così nel 2020 il Cai di Cortina aveva pubblicato un nuovo bando, al quale avevano risposto in moltissimi, da ogni parte d’Italia e, alla fine, l’ha spuntata lei. Emma sa che nulla sarà facile perché conosce le asprezze delle sue montagne, ma dice “di aver sempre desiderato gestire un rifugio e, che il Nuvolau era il sogno più grande di tutti, perché non esiste al mondo un posto altrettanto bello. Quando arrivi in vetta, provi l’incredibile sensazione di essere molto più vicina al Cielo e alla sua serenità, che alla Terra e alle paure che porta con sé”.
Il Rifugio Nuvolau sorge a 2575 metri e può essere raggiunto solo a piedi, l’acqua va centellinata come un vino pregiato e la corrente elettrica non è sempre garantita, ma come fa sapere Emma, con l’aiuto dei suoi fratelli e dei molti amici, sa di poter vincere anche questa sfida: “Unendo le forze, renderemo questo luogo, un punto di riferimento per tutti gli appassionati, che qui troveranno sempre un sorriso e un pasto caldo”.
Emma racconta che l’essere donna non ha mai condizionato i suoi sogni e che i suoi genitori le hanno insegnato a non porsi mai dei limiti, “perché credere in qualcosa significa poterla realizzare”. Parla sei lingue e ha girato il mondo, lavorando per diversi alberghi, ristoranti e rifugi, ma anche come traduttrice di testi.
Riflettendo sull’incredibile numero di candidati per gestire una struttura così difficoltosa, Emma sostiene che probabilmente sia “il riflesso delle difficoltà che il mondo sta attraversando, che costringono a reinventare il proprio ruolo, soprattutto per chi è disoccupato. È il desiderio di mollare tutto per trasferirsi in un luogo magico, che permette di uscire dalle logiche della modernità. In una società avvolta dallo stress e dalle tensioni, non mi sorprende che tante persone sognino di dare una svolta alla propria vita. Il minimo che io possa fare adesso è rendere questo luogo accessibile, affiché tutti possano goderne”.