Mancano poco più di tre mesi alla fine dell’anno, al 31 dicembre 2020 in cui si dovrebbe (il condizionale è quanto mai d’obbligo) sancire l’uscita definitiva del Regno Unito dall’Unione Europea.
In vista del momento, Londra non perde tempo e cerca nuove sponde commerciali con cui compensare l’inevitabile shock che avrà a seguito dell’abbandono del mercato unico europeo. Per farlo, ha deciso di iniziare dal Giappone.
L’accordo – un trattato di libero scambio che entrerà in vigore una volta completata la Brexit – prevederà un abbattimento pressoché totale dei dazi attualmente in vigore, permettendo all’interscambio nippo-britannico di aumentare, secondo le stime, di oltre 15 miliardi di sterline.
Grande soddisfazione è stata espressa sia dal premier, Boris Johnson, che dal ministro del Commercio Internazionale, Liz Tuss. Quest’ultima, ha specificato come a beneficiare dell’intesa saranno i lavoratori di numerosissimi settori: dall’alimentare ai servizi finanziari, passando per il tessile e il manifatturiero, con particolare focus sulle piccole e medie imprese.
L’accordo s’inserisce anche in un disegno più ampio che vede il desiderio del Regno Unito di diventare membro del CPTTP (Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership), la terza area di libero scambio al mondo per prodotto lordo (dopo NAFTA e UE).
Un segnale inequivocabile dell’irreversibilità di Londra nei confronti dell’abbandono dall’Europa.
Federico Kapnist