Peccato che oltre a girare dischi di musica tribal e reggae, Okenwa fosse un personaggio di primissimo piano della famigerata mafia nigeriana, a capo del mandamento (per usare un termine tipico di Cosa Nostra) di Padova, Vicenza e Venezia.
A smascherare lui e altri 30 suoi connazionali, una riuscita operazione della Squadra Mobile di Ferrara, che ha arrestato gli africani con accuse di associazione a delinquere, spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione. Con il fare tipico delle più celebri organizzazioni criminali, la cosca finita nel mirino degli inquirenti gestiva il territorio attraverso attività illecite; quali lo spaccio di cocaina – nelle principali piazze venete – e l’estorsione ai danni dei connazionali onesti che conducono attività commerciali nel territorio – chiedendo il pizzo e minacciando chiunque si opponesse.
A far partire le indagini della Polizia di Ferrara, un brutto fatto di sangue risalente al 2018: un regolamento di conti fra bande rivali appartenenti alla mafia nigeriana, che aveva quasi portato alla morte di uno dei criminali coinvolti. Da allora, una lunga indagine che ha portato gli inquirenti ad immergersi in un mondo inimmaginabile; fatto di riti tribali d’iniziazione, preghiere a Dio per non essere beccati dalla polizia, donne crudelissime con incarichi di primo rilievo nell’organizzazione, articolate reti di spaccio in tutta Europa, ordini che partivano dalla Nigeria e che spingevano i clan a contendersi il territorio del Nord Italia in maniera violenta e spregiudicata.
Un’organizzazione crudele che fomenta l’immigrazione clandestina dal Paese africano per poi disporre della vita di tutti gli arrivati nel luogo di destinazione. Per trarne profitto, ovviamente, e atteggiarsi poi come i “fratelli” d’oltreoceano.
F.K.