Nel terzo trimestre 2020 l’attenuazione delle misure restrittive, introdotte per contenere la diffusione del Covid-19, ha permesso in parte di scongiurare il crollo dell’attività industriale emerso nei primi sei mesi dell’anno. Secondo l’indagine VenetoCongiuntura di Unioncamere del Veneto, nel periodo luglio-settembre 2020 la produzione delle imprese manifatturiere venete ha registrato un rimbalzo congiunturale del +16,1%.
L’indagine condotta in ottobre su un campione di oltre 2.200 imprese con almeno 10 addetti, a cui fanno riferimento quasi 161 mila occupati ha mostrato tra gli imprenditori un certo ottimismo per i prossimi mesi, ma il clima rimane inevitabilmente complesso e incerto per l’evoluzione sconosciuta della pandemia e per le possibili pressioni economiche indotte dai nuovi provvedimenti governativi.
Il presidente di Unioncamere Veneto, Mario Pozza, commenta così i dati riguardanti la fiducia: “Questa indagine al di là degli indicatori economici ci offre il termometro del clima tra le imprese e gli imprenditori che purtroppo non è dei migliori. Infatti l’incertezza che è il fattore dominante rischia di congelare gli investimenti e soprattutto bloccare la visione sul futuro degli imprenditori. E non c’è peggior cosa della paura nell’economia perché rischia di bloccarsi l’intero sistema. In queste settimane le imprese non hanno chiesto sussidi, ma di poter lavorare. Per questo dal Governo e dalle istituzioni devono arrivare non assistenzialismo, ma certezze solo in questo modo gli imprenditori potranno continuare a credere nel futuro creando innovazione, occupazione e trainando così la ripresa”.
Tengono i beni di consumo (-0,6%), mentre a livello settoriale solo le imprese della gomma e plastica (+4,8%), del legno e mobile (+4,2%) e delle macchine elettriche ed elettroniche (+0,9%) ad evidenziare un aumento della produzione su base annua, mentre tutti gli altri settori hanno mostrato una flessione.
Ad accusare un maggiore calo della produzione sono i comparti mezzi di trasporto (-12,2%), tessile e abbigliamento (-12%), carta e stampa (-7,8%) e metalli e prodotti in metallo (-3,5%). La perdita è più contenuta per i settori alimentare e bevande (-0,7%), marmo, vetro e ceramica (-0,8%) e macchine ed apparecchi meccanici (-1,2%).
Nel terzo trimestre del 2020 la quota di imprese che hanno registrato una diminuzione dei livelli produttivi scende al 51% (rispetto al 75% del secondo trimestre e al 62% del primo trimestre dell’anno) e aumenta la quota di quelle che dichiarano un incremento della produzione (37% era 15% lo scorso trimestre e 25% il primo trimestre 2020).
“Nel terzo trimestre – spiega Pozza – si evidenzia il rimbalzo della produzione industriale a seguito dell’allentamento delle restrizioni e dell’emergenza sanitaria. Dopo la caduta della produzione nel primo (-8,2%) e secondo trimestre 2020 (-18,9%), nel trimestre luglio-settembre 2020 si registra un recupero congiunturale destagionalizzato del +23,7%. Su base tendenziale però l’indicatore rimane negativo (-2,4%)”.
“I dati sono stati raccolti nel mese di ottobre, prima del forte riacutizzarsi della pandemia e prima della nuova serie di provvedimenti restrittivi adottati in Italia e in molti altri Paesi europei – continua Pozza -, ci potrebbero quindi restituire una fotografia che appare già superata dagli eventi. Rimane quindi un ampio margine di incertezza sull’evoluzione dell’economia nell’ultima parte dell’anno. La ripresa del settore potrebbe bloccarsi se le fabbriche non saranno in grado di essere operative o se la domanda da parte dei clienti dovesse crollare considerevolmente come successo in primavera”.
Pozza sottolinea che a pesare sul sistema sono anche “le ultime e più stringenti misure emanate dal Governo faranno svanire i segnali di miglioramento per l’andamento dell’economia, emersi dalle più recenti previsioni. Gli ultimi DPCM rischiano di gettare ombre inquietanti sul futuro e non vi è per l’economia un nemico peggiore della paura”.