Prima ancora del parere dei tecnici del Ministero di Grazia e Giustizia, è un gruppo di intellettuali rodigini ad opporsi all’idea di costruire il nuovo Tribunale nell’area dell’ex Questura di via Donatoni, perché “La costruzione della Cittadella giudiziaria nel più antico isolato urbano della città, porrebbe notevoli quesiti e criticità”.
La bocciatura di una delle due uniche opzioni rimaste, a seguito della rinuncia all’ampliamento dell’attuale ex carcere di via Verdi, destinato ad ospitare il carcere minorile regionale, come deciso dal Ministero, non è pretestuosa, ma molto ben argomentata e suffragata da studi e ricerche.
In un documento, il gruppo di studiosi e professionisti segnalano chiaramente i rischi geologici e archeologi, perché come spiegano, “gli scavi andrebbero ad interessare il paleoalveo della Pestrina, oltre all’impatto urbanistico di una struttura di così rilevanti dimensioni, nell’area del perimetro murato della città, sovrapposto alle fabbriche del Seminario Vecchio, fondato nel 1592 in diretta prossimità con il castello e la cinta muraria della città, eredità già ampiamente compromesse da scelte del passato, su tutte quella del 1888, che ebbe conseguenze drammatiche sul complesso, ma soprattutto sull’isolato originario, interrompendo la Contrada delle Mure del Seminario Vecchio”.
Il documento, che non esprime alcun parere sull’altra opzione, l’ex sede della Banca d’Italia di via Piva, vuole essere anche un’esortazione “a superare la negligenza verso le funzioni da dare ai vari edifici cittadini e la scarsa attenzione delle amministrazioni civiche nel preservare e valorizzare quanto rimane della Rovigo antica”.
Tra i firmatari del documento ci sono Sandra Bedetti, archeologa; Luigi Contegiacomo, ex Archivio di Stato; Andreina Milan, docente di Architettura alla facoltà di Bologna; Fiorenza Ronsisvalle, ex architetto comunale; Rafaele Peretto, ex direttore Museo dei Grandi Fiumi e Riccardo Zoppellaro, ingegnere geotecnico.