Mai come quest’anno i ragazzi hanno davvero avuto voglia di tornare a scuola. Oggi infatti è ripartita la scuola in presenza, ma così non è stato per i ragazzi delle superiori del Veneto, dove la Regione ha deciso di far slittare il rientro in classe al primo febbraio, con disappunto di studenti e genitori che non hanno mancato di far sentire la loro voce.
Ieri, infatti, la Rete degli Studenti Medi ha organizzato un flash mob a Padova, Vicenza, Verona e Treviso e tenuto un presidio all’Ufficio Scolastico Regionale a Venezia “perché – spiega il coordinatore Marco Biancuzzi – non possiamo permetterci di rimanere con le mani in mano. La scarsa pianificazione e la noncuranza nei confronti dei giovani non può pesare ancora sulle spalle di migliaia di studenti e docenti.”
Per Martina Buffolo, altra rappresentata degli studenti, la dad “è dati alla mano, uno strumento di emergenza che nel lungo periodo però rischia di fare abbandonare gli studi a 34mila adolescenti“. E quello della dispersione scolastica e della difficoltà tecnologiche erano problemi che già durante il primo lockdown erano emersi con prepotenza.
Anche i genitori, come quelli del liceo scientifico Fermi di Padova, si sono mobilitati inviando una lettera al presidente della Regione, Luca Zaia, “il momento è drammatico – si legge – e la comprensione per la difficoltà delle scelte che la politica è chiamata a fare è massima. Ma per noi genitori non è più possibile tacere. Lo dobbiamo ai nostri figli. Ci domandiamo se sia possibile che nel dibattito pubblico in regione la crescita di una generazione venga dopo l’apertura delle piste di sci. Perché si tratta realmente di incidere sul futuro”.
Ma le cose da risolvere restano tante, e non basta la proposta dell’opposizione del capogruppo del Pd a Palazzo Ferro Fini, Giacomo Possamai, di vaccinare studenti e personale scolastico, per far cessare le polemiche. Servono soluzioni strutturali e sul lungo periodo.
A rincarare la dose ci pensano i sindacati che denunciamo la mancanza di una rete a banda lanrga e il rimpallo tra enti locali per il potenziamento delle connessioni. In questo senso la Dad per molti resta una soluzione “palliativa” incapace di accompagnare i ragazzi nella loro crescita fromativa e rischia di aumentare il divario tra i ragazzi.