“Abbiamo difeso ACC fino ad oggi, e non possiamo smettere proprio adesso. Il tempo, però, è contro di noi: ci aspettiamo ora che in tempi brevissimi il Ministero dello Sviluppo Economico accompagni ACC nel nuovo progetto ITALCOMP, un progetto di sicuro successo per l’industria italiana e per il Nord Italia. I lavoratori, il territorio, la Regione, hanno sempre fatto tutto il possibile. Abbiamo agito ben oltre le ordinarie azioni che solitamente si mettono in campo nell’accompagnare la trasformazione di una azienda o una crisi aziendale”. Questo è quanto afferma l’Assessore al Lavoro della Regione del Veneto, Elena Donazzan, in vista del presidio ai cancelli Acc organizzato da stamattina dalle organizzazioni sindacali.
“Ora è il governo a dover rispondere e, siccome l’attuale esecutivo nasce con il presupposto di avere migliori rapporti con l’Europa e maggiore autorevolezza nei confronti del sistema finanziario e politico, ci aspettiamo che la conseguenza sia un intervento forte ed immediato a sostegno di ACC” conclude l’Assessore regionale.
Secondo fonti ben informate il ministro allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, avrebbe preso in mano il dossier dello stabilimento. E questo potrebbe significare l’arrivo di una decisione in merito alla vicenda zumellese. Vicenda che presenta per i soggetti interessati due possibili scenari.
L’altra ipotesi, invece, si riferisce alla garanzia di Sace pari al 90% sul prestito bancario e che, in base all’articolo 1 del decreto legge Liquidità, dovrà essere chiesta dagli istituti di credito. Oppure a Roma si troveranno altri mezzi sempre tramite Garanzia Italia a sostegno di Acc.
La partita è quindi in mano al ministro della Lega e a lui è rivolto un appello perché prenda velocemente una decisione. Acc ormai è arrivata agli sgoccioli quanto a risorse finanziarie: anzi si sta raschiando il fondo del barile e non si sa, come precisano i sindacati, quanto ancora potrà resistere senza ricevere liquidità.
L’auspicio è che nel governo si prenda consapevolezza che al destino di Acc è legato a doppio filo anche quello dei lavoratori dell’ex Embraco: lasciare a piedi la prima significa mettere in ginocchio gli altri, ma soprattutto mettere in difficoltà le fabbriche del comparto del freddo che hanno avuto fiducia nel governo italiano.