Nel 1936 Walter Benjamin scrive “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”. Nel saggio il pensatore tedesco sostiene che l’opera d’arte è sempre stata riproducibile, basti pensare alle botteghe in cui gli allievi si esercitavano sui capolavori dei maestri. Da questi procedimenti artigianali, passando attraverso la xilografia, attraverso l’innovazione gutenberghiana, Benjamin arriva alla modernità e alle sue conquiste tecnologiche: la fotografia e il cinematografo danno il via al processo di riproduzione accelerato di un’immagine garantendone così una diffusione su larga scala. Ecco che questi strumenti fanno sì che venga meno la cosiddetta aura dell’opera d’arte, il suo manifestarsi esclusivamente hic et nunc.
Il progresso tecnologico del XXI secolo ha come conseguenza anche il cambiamento delle metodologie di fruizione dell’opera da parte del pubblico: oggi, più che mai, è possibile visitare e vivere una mostra senza dover raggiungere un museo o una galleria d’arte, ma semplicemente dal proprio dispositivo.
Il mondo della cultura per fronteggiare la chiusura forzata e per continuare a garantire l’accessibilità ai propri pubblici ha dovuto compiere una repentina evoluzione, eliminando il gap tra digitale e reale. La gran parte delle realtà museali ha aggiornato i propri siti, creato profili social, organizzato virtual tour, dialoghi e dirette con artisti… insomma, molte istituzioni hanno aperto gli occhi sulle potenzialità che offre il web.
Il gallerista riminese Matteo Sormani, dopo anni di esperienza nel mondo dell’arte, nel 2018 si rivolge al mondo online e crea Art-Preview. Sormani ci racconta la sua esperienza.
Villa: In cosa consiste Art-Preview e come nasce questa piattaforma?
Sormani: Art-Preview è una galleria d’arte virtuale e il suo obbiettivo è quello di promuovere gli artisti italiani in ambito un internazionale. Art-Preview nasce prima della pandemia, come necessità: dopo anni di esperienza come gallerista nella città di Rimini, in una realtà pressoché provinciale, ho avvertito l’esigenza di ampliare il mio bacino di potenziali clienti; così ho deciso di ridurre numericamente le mostre fisiche all’interno della galleria d’arte e mi sono concentrato sullo sviluppo di una galleria d’arte digitale.
Ecco che nasce Art-Preview, il nostro spazio espositivo online, ma che, di tanto in tanto, diventa offline, attraverso eventi, che mi piace definire happening: si tratta di esposizioni che organizzo con i miei collaboratori in alcune gallerie fisiche italiane e newyorkesi.
Grazie all’affiliazione con il marketplace Artsy, insieme al suo team, abbiamo sviluppato un’art digital strategy per far in modo che gli artisti che rappresento arrivino in tutto il mondo. E così è stato.
Una novità che ha introdotto Artsy sono le viewing room, che offrono la possibilità a chiunque di vivere e visitare una mostra d’arte come in un museo o in una galleria. Dopodiché è possibile selezionare l’opera che interessa e visualizzarla in un contesto domestico.
V.: Le più importanti fiere d’arte sono state costrette a cancellare gli eventi e a riorganizzarsi digitalmente. Hai sentito la mancanza della presenza fisica di questi eventi?
S.: Nonostante siano le mostre online le leve portanti del commercio per quel che mi riguarda, è ovvio che la mancanza delle grandi fiere d’arte contemporanea si sia avvertita. Per me rappresentano, più che altro, un importante luogo d’incontro e di scambio tra galleristi, artisti, collezionisti ed esperti provenienti da tutto il mondo. Sono l’appuntamento in cui costruisco relazioni commerciali e artistiche, ma nonostante la loro assenza, la dimensione digitale mi ha consentito di entrare in contatto con artisti internazionali che sarebbero altrimenti rimasti sconosciuti.
V.: Anche l’artista Luca Giovagnoli riflette sulla trasformazione in corso. Dopo varie mostre, personali e dopo aver partecipato alla 54° Biennale di Venezia, oggi vede i suoi dipinti su piattaforme, in virtual tour, non più presentati e raccontati nei vernissage. Ma, come vive l’artista questa rivoluzione digitale?
S.: La figura dell’artista ha risentito il cambiamento solo in parte; quello che è maggiormente cambiato è il rapporto umano. Sono venute meno le relazioni interpersonali che, per chi fa il mio lavoro, sono imprescindibili; quella serie di relazioni che si instaurano durante le inaugurazioni e, soprattutto, nelle fiere d’arte, che sono momenti per scoprire e farsi scoprire.
La vendita, per quanto rimanga una prerogativa del gallerista, ammetto che si sia modificata: è cambiata la modalità, ma la quantità non è diminuita, anzi, al contrario. La cosa positiva è che negli ultimi mesi i miei collezionisti sono aumentati a livello internazionale, clienti di tutto il mondo sono venuti a conoscenza e hanno acquistato i miei lavori proprio sulle piattaforme online.
V.: Il pubblico oggi acquista opere d’arte online in piena tranquillità?
S.: Ad un livello generale, la crescita del mercato delle opere d’arte online, con case d’asta, siti web e strategie pubblicitarie e di marketing, basate su social network, fa sì che l’opera d’arte venga intesa come un bene di consumo e che la figura del collezionista si avvicini più a quella del consumatore che dell’esperto d’arte.
Le norme del Codice del Consumo sono rilevanti all’interno di questa mutata situazione commerciale, al fine di preservare l’acquirente, che può recedere dal contratto stipulato con il venditore senza dover fornire alcuna motivazione né pagare penali, entro quattordici giorni.
In ogni caso un partner di Art-Preview è uno studio legale specializzato sul Diritto dell’arte e si occupa del commercio online di opere d’arte, di tematiche relative all’autenticità e all’attribuzione, diritti di rivendita, donazioni, eredità e in generale tutto ciò che riguarda il mondo dell’arte.
Ma, va fatta una netta distinzione tra clienti italiani e stranieri; per questi ultimi il web è la propria casa, acquistano arte privi di alcun timore. Diversamente, per noi comprare un’opera d’arte online è ancora difficile da concepire, in quanto ci piace rimanere legati all’idea di incontro in galleria con il proprio gallerista “di fiducia”.
V.: Le prospettive per il futuro di Art-Preview e in generale del sistema dell’arte?
S.: Art-Preview non ha risentito di questo stop, anzi; grazie all’intensificazione della presenza di utenti ha allargato la propria base di domanda e guadagnato nuovi clienti. Spero -e penso- si continui in questa direzione con una crescita del pubblico del web e con una presa di consapevolezza di chi prima era diffidente verso una rivoluzione digitale. Riguardo le mostre e le fiere confido che si crei una relazione importante tra realtà fisiche e digitali, senza che una escluda l’altra.
La mobilità è un fattore da tenere in conto: sia la nostra possibilità di muoversi attraverso vie aeree, sia gli spostamenti delle opere d’arte. Considerando l’impatto ambientale ed economico delle visite virtuali online rispetto i costi del trasposto di una scultura, si potrebbe pensare che le fiere saranno ridotte numericamente e sopravviveranno solo quelle qualitativamente meritevoli. La pandemia probabilmente ha solo accelerato un inevitabile processo che era già in atto e che, ovviamente, non si arresterà.
Benjamin, negli anni Trenta del Novecento, aveva intuito il potere del progresso tecnologico inteso come fautore di una democratizzazione dell’arte, ma non aveva idea di ciò che sarebbe successo con la futura dimensione digitale.
Oggi la digitalizzazione dell’arte e la conseguente accessibilità sono da intendere secondo la concezione benjaminiana come processo virtuoso o si rischia di sfociare in uno tsunami di contenuti artistici?
Andrea Villa