Il delicato e sottile equilibrio sociale tunisino si sta sgretolando sotto i colpi del Covid-19. Come se non fosse bastata l’ondata di terrorismo che aveva scosso il Paese nordafricano negli anni scorsi, la pandemia ha definitivamente messo in ginocchio l’intero settore del turismo – che, da solo, vale circa il 10% del PIL della Tunisia e garantisce un impiego a milioni di tunisini
La ricaduta a livello sociale è stata violenta. Il tasso di disoccupazione nel Paese viaggia dal 15 al 30%; a seconda delle zone. E la perdurante assenza di lavoro si sta facendo sentire sulla vita quotidiana di migliaia di abitanti; provocando l’esasperazione e la discesa in piazza per protestare contro le condizioni economiche. Non più sostenibili, per un’importante fetta di popolazione.
Ecco che allora, per la terza notte di fila e sfidando il coprifuoco in vigore anche in Tunisia, migliaia di manifestanti si sono riversati in strada per protestare contro il governo. Massiccia la partecipazione dei giovani, anima delle proteste e protagonisti degli scontri più violenti con la polizia e la Guardia Nazionale. Le forze dell’ordine tunisine hanno dovuto impiegare gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere una folla inferocita e violenta. Che ha scatenato una vera e propria guerriglia urbana, fatta di bombe carta e pietre lanciate sulla polizia, insieme ad incendi appiccati in giro per i sobborghi di Tunisi e danneggiamenti contro proprietà private, come automobili ed edifici. Gli arresti tra i manifestanti ammontano, sino ad ora, a 632 persone.
Vano, sino ad ora, si è rivelato anche l’appello del capo di Stato, Kais Saied, per porre un freno alle violenze. “Il popolo tunisino – ha dichiarato Saied – ha diritto a lavoro, libertà e dignità, ma vi è chi cerca di sfruttare la miseria dei cittadini per seminare caos, senza tener conto delle conseguenze e delle vittime provocate”.
Tunisi si appresta a vivere una nuova notte di violenze e di agitazione.
Federico Kapnist