Così recitava il payoff del titolo di un bel film di qualche anno fa. In cui due straordinari Daniel Day Lewis e Leonardo Di Caprio si contendevano, nelle vesti di capibanda, la supremazia sulla New York di metà ‘800 a suon di violentissime risse da strada.
Non che ci fossero andati molto lontani dalla realtà. Se la violenza è endemica nell’uomo, lo è particolarmente nella popolazione americana; formatasi in poco più di tre secoli a suon di colonizzazioni sovrapposte, un olocausto (quello degli indiani d’America), guerre fratricide, “far west” e potenti gang mafiose che esercitavano il loro potere nelle strade delle metropoli.
Colpisce noi “italiani brava gente”, da sempre, la paurosa facilità con cui un cittadino americano possa armarsi. E una delle immagini simbolo del 2020 resterà sicuramente quella delle code di fronte alle armerie d’oltreoceano: alle prime avvisaglie della pandemia, quando il mondo pensava a fare scorte di cibo, negli Stati Uniti pensavano ad armarsi.
Non c’era da stupirsi né da irriderli. In modo assai pragmatico, si armavano perché in America le disparità sono enormi e la rabbia è sempre latente; i ghetti traboccano di disperati a cui se un grave evento – come una pandemia – toglie anche il minimo per sopravvivere, questi si trovano costretti a scendere in strada e a combattere per mangiare. E chi ha qualcosa in più, si trova di conseguenza costretto a difendersi.
Sempre nell’anno appena trascorso, in occasione delle proteste Black Lives Matter, abbiamo visto i diversi schieramenti scendere in piazza armati fino ai denti, con fucili d’assalto. Lo hanno fatto le Black Militia e i Proud Boys; perché è sentimento comune e dato di fatto più che assodato, che negli Stati Uniti nessuno ti regala niente; e quello che è tuo lo devi difendere, fino alla morte. La vita, per chi non ha nient’altro; le proprietà, per chi ce le ha. Le devastazioni a marchio BLM si sono sempre fermate, e non per caso, di fronte ai cittadini proprietari di case, ristoranti e negozi che si mettevano davanti alla porta con il mitra in mano per difendere ciò che era loro. A costo della vita.
Certe cose, noi fortunati italiani, non possiamo capirle. Nel 2019, nel Belpaese, ci sono stati 276 omicidi; in America 16425. Certo, gli americani sono 5/6 volte più di noi; ma il numero di omicidi è di circa 75 volte superiore al nostro. E negli anni precedenti le cose non andavano molto meglio. La polizia, lì, uccide circa mille persone ogni anno; noi ancora ricordiamo (giustamente, per carità) Cucchi e Aldrovandi.
La violenza attraversa questo grande, paradossale e straordinario Paese. E diventa un problema quando le evidenti spaccature – sociali, razziali, economiche, politiche – si acuiscono. Il cuore geografico dell’America, bianco e tradizionalista, si sente sempre più diverso dalle due coste liberal e multietniche. E per come si è formato nei secoli, esprime il suo disappunto anche assaltando il parlamento. Ancora nel 2020. Anche a costo di perderci la vita; come è emerso dal tragico, definitivo bilancio di domenica.
Come forse noi, vittime di un’immagine troppo stereotipata degli Stati Uniti – fatta di Hollywood e Manhattan – non ci saremmo mai aspettati. Ma l’America è altro. Il compito conciliatore e riunificatore di Biden sarà arduo.
Federico Kapnist