La politica, da destra a sinistra, si è unita in un appello per chiedere la liberazione dell’imprenditore veneziano Marco Zennaro, da ormai 50 giorni prigioniero in Sudan. Si è affidato ai social network, con tanto di hashtag e tag al ministro Di Maio, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, per spingere al rilascio del suo concittadino.
#MarcoZennaro, imprenditore veneziano, è detenuto da oltre 50 giorni in carcere in #Sudan, in condizioni disumane.
Deve essere immediatamente rilasciato!
Una situazione inaccettabile per cui chiedo un intervento immediato di @luigidimaio.@comunevenezia#SosteniamoMarco pic.twitter.com/e1bW4vWW94— Luigi Brugnaro (@LuigiBrugnaro) May 25, 2021
Ma sono molti i fronti della solidarietà creati per dare sostegno all’imprenditore arrestato in Sudan. Enti, associazioni, imprenditori ed esponenti del mondo della politica regionale. Oltre al primo cittadino, infatti, anche il Gruppo Pd Veneto ha voluto prendere una posizione nella vicenda. “Ci uniamo all’appello per la liberazione di Marco Zennaro, da quasi due mesi rinchiuso in carcere in Sudan: sappiamo che la Farnesina si sta occupando del caso, ma vogliamo comunque tenere accesi i riflettori in modo che la vicenda si sblocchi prima possibile”.
La famiglia ha denunciato condizioni disumane e soprattutto sono due gli aspetti che preoccupano: le continue richieste di denaro e i riferimenti al caso di Giulio Regeni utilizzati come intimidazione. L’ambasciata è intervenuta ufficialmente presso le autorità del Sudan per chiedere il rispetto delle condizioni sanitarie, di sicurezza e protezione di Marco Zennaro, ma ovviamente è solo il primo passo.
“L’auspicio è che a breve possa essere rilasciato – dicono dal Pd – e per questo chiediamo che l’azione diplomatica del Governo sia accompagnata da tutte le istituzioni, inclusa la Regione”.
“L’Unione Europea dovrebbe esprimersi rapidamente e chiaramente a condanna delle autorità sudanesi responsabili di una grave violazione dei diritti umani. Zennaro, imprenditore veneziano, è prigioniero in Sudan da oltre 50 giorni. Si trovava in Africa per lavoro: a inizio aprile è stato fermato e rinchiuso in una prigione di Khartoum. Accusato di frode ma, non si esclude possa, invece, essere vittima di un sequestro a scopo di estorsione”. A dirlo l’europarlamentare veneto Gianantonio Da Re, firmatario dell’interrogazione depositata oggi per richiedere l’intervento immediato dell’Unione Europea per la liberazione dell’imprenditore veneziano.