La situazione del mercato del lavoro, già complessa prima, è peggiorata con l’epidemia da Covid-19, ma adesso rischia di diventare esplosiva con l’interruzione della Cig Covid e con la fine del blocco dei licenziamenti. L’allarme arriva dal Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) che martedì presenterà il rapporto sul mercato del lavoro dal quale emerge un 2021 che inizia “con più ombre che luci”. Si teme un aumento del lavoro nero, mentre cresceranno le difficoltà di inserimento nel mercato per giovani e donne. “La crisi conseguente alla pandemia – si legge – ha colpito circa 12 milioni di lavoratori tra dipendenti e autonomi, per i quali l’attività lavorativa è stata sospesa o ridotta”.
Questa è la fotografia che emerge dal “Rapporto sul Mercato del lavoro e la contrattazione 2020” del Cnel che sarà presentato la prossima settimana, nell’ambito di un’assemblea in streaming presieduta dal presidente Tiziano Treu che presenterà il documento, a cui interverranno la Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, e il Director, Employment, Labour and Social Affairs, Oecd, Stefano Scarpetta.
I dati più drammatici riguardano l’occupazione giovanile con 2 milioni di Neet (acronimo di “Not in Education, Employment or Training”, giovani quindi che non sono in cerca di un impiego e non frequentano una scuola né un corso di formazione o di aggiornamento professionale) e quella femminile, già in una situazione critica pre-covid, con quasi una donna su due inoccupata, che si è ridotta di quasi 2 punti percentuali. Inoltre desta preoccupazione il mancato rinnovo dei contratti per oltre 10 milioni di lavoratori (77,5% del totale), l’inadeguatezza del sistema scolastico e della formazione delle competenze, l’aumento della povertà e delle disuguaglianze.
Il Cnel sottolinea come la situazione potrebbe accentuarsi e diventare “esplosiva” con l’interruzione della cassa integrazione e la fine del blocco dei licenziamenti (a fine marzo). La paura è che una parte degli esuberi venga “assorbita” dall’economia sommersa non riuscendo a trovare un’occupazione in regola e quindi andando ad aumentare la quota di lavoro nero.
“La crisi prodotta dal Covid e dai provvedimenti adottati per contrastare l’emergenza sanitaria – ha detto il presidente Treu – ha alterato in profondità il funzionamento del mercato del lavoro come dell’economia, con impatti diversificati per settori, per territori e per gruppi sociali, allargando divergenze e diseguaglianze storiche. Le fratture provocate da questa pandemia seguono linee diverse da quelle presenti in altre crisi, perché non sono correlate con gli usuali parametri economici bensì alle connotazioni strutturali e organizzative che determinano la maggiore o minore esposizione di ciascuna realtà al rischio di contagio. Infatti, gli impatti più gravi si sono verificati non nelle attività manifatturiere, ma in settori ad alta intensità di relazioni personali come il turismo, la ristorazione, le attività di cura, e i servizi in genere”.
“La pandemia – ha aggiunto Treu – ha messo in evidenza non poche falle nel nostro sistema di protezione sociale, sia negli ammortizzatori (CIG e Naspi), nonostante la riforma del 2015 avesse provveduto a una loro estensione, sia nel più recente reddito di cittadinanza che doveva fornire un aiuto economico ai poveri e, in ipotesi, ad aiutare quelli abili al lavoro a trovare occupazione”.
“L’esplosione del lavoro digitale a distanza ha modificato i luoghi e il tempo delle attività umane – ha proseguito il presidente del Cnel -. È cresciuta l’interdipendenza fra lavoro, salute e contesto ambientale. Si è resa evidente la necessità di integrare fra loro politiche del lavoro, istituti della salute e cambiamenti del contesto socioeconomico“.
“L’impatto della pandemia nei vari Paesi, e spesso nei diversi territori – ha proseguito -, ha mostrato differenze legate principalmente alla capacità dei sistemi sanitari di affrontare l’emergenza, la cui efficacia ha contribuito a limitare la durata degli interventi più restrittivi come il lockdown. È questa una conferma della necessità di mettere in atto politiche e interventi coordinati in due settori storicamente divisi come sanità e lavoro“.
“Gli ambiziosi obiettivi di carattere economico indicati dalla transizione digitale e ambientale devono essere accompagnati da misure altrettanto ambiziose per la innovazione sociale e nel modo del lavoro – ha concluso Treu -. L’urgenza di rafforzare le misure sociali di accompagnamento alle persone nelle transizioni è testimoniata dalle ricerche, comprese recenti analisi condotte dal Censis per il CNEL, ove si mostra come le prospettive di ripresa sociale e personale dalle ferite della pandemia siano più complesse dei processi di mera ricostruzione economica e richiedano quindi misure altrettanto complesse di protezione e di promozione umana”.
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