L’Istat, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l’Inps, l’Inail e l’Anpal nei giorni scorsi hanno pubblicato la Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione nel terzo trimestre 2020. Un quadro complesso, che chiude un anno difficile, inficiato dal protrarsi dell’emergenza sanitaria.
Nel terzo trimestre 2020 l’input di lavoro mostra una sostenuta crescita sotto il profilo congiunturale (+18,3%) ma ancora un calo su base annua (-4,6%). Tale dinamica è influenzata dal parziale recupero dei livelli di attività economica, con il Pil che nel terzo trimestre 2020 ha segnato una crescita congiunturale del 15,9%. Anche l’occupazione risulta in aumento rispetto al trimestre precedente e in diminuzione su base annua; il tasso di occupazione si attesta al 57,9% (+0,2 punti in tre mesi).
In questo contesto, l’insieme dei dati provenienti dalle diverse fonti consente di evidenziare i seguenti aspetti:
- In termini congiunturali, riprende la crescita dei dipendenti rispetto sia agli occupati (+0,5%) sia alle posizioni lavorative (+2,4%). Secondo i dati le attivazioni sono state 2 milioni 122 mila (+34,9%), in forte ripresa dopo il brusco calo del precedente trimestre, e le cessazioni 1 milione 842 mila (-2,2%).
- Dopo la riduzione dello scorso trimestre, la crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti è dovuta alla ripresa di quelle a tempo determinato (+183 mila in tre mesi; era -377 mila lo scorso trimestre) e al proseguimento della crescita delle posizioni a tempo indeterminato (+97 mila e +65 mila).
- Su base annua le posizioni lavorative a tempo indeterminato rallentano la crescita (+339 mila in un anno; era +348 mila nel secondo trimestre 2020 e +424 mila nel primo). La dinamica delle posizioni a tempo determinato risulta ancora negativa (-304 mila); il calo è più marcato nei dati Inps-Uniemens riferiti alle sole imprese private (-898 mila unità), in quanto registrano la situazione a fine periodo e comprendono anche il lavoro in somministrazione e intermittente.
- Il lavoro indipendente, secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro (Rfl), continua a diminuire sia in termini congiunturali (-33 mila occupati, -0,6%) sia su base annua (-218 mila occupati, -4,1%).
- Nei dati Rfl, in termini congiunturali la crescita dell’occupazione (+56 mila, +0,2%) si associa all’aumento dei disoccupati e al calo degli inattivi, mentre su base tendenziale il calo degli occupati (-622 mila unità, -2,6%) si accompagna all’aumento sia delle persone in cerca di occupazione sia degli inattivi.
- Rispetto ai primi nove mesi del 2019, si registrano 1 milione 722 mila attivazioni in meno, ma anche il calo di 1 milione 441 mila cessazioni, dovuto principalmente ai rapporti di lavoro dipendente di breve durata non attivati in precedenza oltreché al blocco dei licenziamenti.
- Dopo quasi sei anni di crescita e il calo ininterrotto dal 2019 nel terzo trimestre 2020 il numero dei lavoratori in somministrazione subisce una ulteriore, ma meno accentuata riduzione tendenziale scendendo a 358 mila unità (-9,7% nei dati Inps-Uniemens). Anche il numero dei lavoratori a chiamata o intermittenti è ancora in calo (-17,5% rispetto all’analogo trimestre del 2019 nei dati Inps-Uniemens), dopo quello più rilevante del secondo trimestre 2020 (-58,7%), attestandosi a 217 mila unità.
- Nei primi nove mesi del 2020 il Contratto di Prestazione Occasionale ha visto mediamente coinvolti, ogni mese, circa 13 mila lavoratori (19 mila in media mensile nel 2019). Il numero di lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia – nel 2019 mediamente 9 mila unità ogni mese – a seguito delle disposizioni del c.d. bonus baby-sitting, da marzo 2020 ha avuto un progressivo aumento che ha portato a superare le 290 mila unità a giugno 2020; a settembre però il numero è stato di 11 mila soggetti, ritornato praticamente in linea con i livelli del 2019.
A soffrire i contraccolpi di questo mercato del lavoro che va a singhiozzo sono in particolare le categorie con forme contrattuali più deboli, stagionali od occasionali. La ripresa dello scorso trimestre aveva permesso di far crescere il Pil e di aumentare l’occupazione, ma con il prolungarsi della pandemia e delle restrizioni, ad oggi i dati restano in negativo rispetto a quelli, già non lusinghieri, del 2019.