Ieri tutto il mondo della Montagna, fatto di albergatori, impiantisti, maestri di sci, addetti al noleggio sci, artigiani e commercianti e baristi, ha manifestato in silenzio e nel rispetto delle regole, in un flash-mob organizzato in poche ore, chiedendo lavoro o ristori.
Il turismo e il commercio sono ormai stremati dal blocco delle attività, che in condizioni normali, per la provincia dolomitica, nella stagione invernale valgono circa 600 milioni di euro. Così, nelle principali località sciistiche dell’Agordino e della Val di Zoldo, come Falcade, Malga Ciapela e Pecol, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sul disastro economico incombente, ieri si sono trovati tutti uniti, con le loro macchine, nei parcheggi che abitualmente accolgono i turisti che vengono a sciare, formando le parole “LAVORO” “O” “RISTORI”.
Ormai disperati, gli organizzatori lamentano che, “pur con gli alberghi aperti, non possono arrivare i turisti, non arrivano i ristori, la cassa integrazione è in ritardo e la disoccupazione per molti è già finita. L’importanza dell’argomento filiera del turismo non va sottovalutata, perché dietro ci sono intere famiglie”.
Oltretutto, il nostro persistere ormai da un mese nella fascia arancione, sta creando molti problemi anche ad altre categorie economiche, tra le quali, fra le più penalizzate, quelle delle parrucchiere ed estetiste, che possono ricevere solo clienti del proprio comune, con tutto quello che ciò comporta nei piccoli centri: “Fatturati drasticamente ridotti e perdita del rapporto diretto con i clienti, in un settore in cui il rapporto di fiducia è fondamentale. Inoltre un danno enorme se si pensa che ci eravamo organizzati per adottare tutte le misure per poter lavorare in sicurezza, secondo le norme anti-covid”.
Nel corso del 2020, hanno già chiuso definitivamente 194 attività, praticamente 17 al mese: lo dicono i dati della Camera di Commercio di Treviso-Belluno.