I dati forniti da Gianni Potti, presidente di Confindustria per i servizi innovativi e tecnologici, ci dicono che è in atto un vero e proprio boom di richieste per le “professioni digitali” e pare sia per questo che la quasi totalità degli studenti dell’ultimo anno dell’Istituto tecnico Galileo Ferraris di Padova abbia già in mano un contratto da firmare subito dopo l’esame di maturità.
Quello che cercano le imprese sono delle figure “ibride”, come chiarisce Potti, “come gli ingegneri gestionali, con una preparazione evoluta sia nel campo tecnico, che in quello economico. Qualcosa adesso nel mondo della formazione si sta muovendo, ma è tutto troppo lento, bisognerebbe fare in sei mesi quello che abbiamo messo in conto di fare in due anni, a cominciare dall’adeguamento delle infrastrutture digitali”.
È stato calcolato infatti che nel periodo del primo lockdown quasi un milione di Veneti si sia avvicinato per la prima volta a Internet, eppure solo il 18% degli imprenditori ha dichiarato di aver avviato un programma di investimenti per l’ammodernamento digitale della propria azienda, oltre il 30% ha fatto invece sapere di non sentirne la necessità.
La questione sollevata da Assindustria Venetocentro è condivisa anche da Confartigianato Veneto, che attraverso Alessandro Forestieri, presidente del gruppo Information and Communications Technology, ha fatto sapere che, “in tutta Europa è cresciuta esponenzialmente la richiesta di figure esperte e la pandemia ha accelerato la domanda di nuovi e più performanti servizi digitali. Nella sola provincia padovana, le assunzioni nel trimestre sono cresciute del 175%, rispetto a quelle contate a dicembre 2020 e le difficoltà di individuare i candidati, va certamente fatta risalire ad una non corretta gestione delle strategie di formazione professionale. Diventa pertanto fondamentale concepire un percorso di studi con un’azione sinergica, capace di coinvolgere oltre alle scuole, anche le imprese e le associazioni di categoria”, ha concluso Forestieri.
Ciò che preoccupa i sindacati in generale, ma il segretario della Cisl veneta, Gianfranco Refosco, in particolare, è come riuscire a fare incontrare la domanda del fabbisogno lavorativo delle imprese, con l’orientamento del sistema di formazione dei ragazzi: “Sarebbe anche utile che fossero chiare le condizioni contrattuali offerte, a cominciare dalla retribuzione, altrimenti, temo che con la riapertura delle frontiere, al termine della pandemia, possa ricominciare l’esodo verso l’estero o altre regioni, di tanti giovani veneti, attratti da opportunità migliori”, ha concluso Refosco.