Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha rilasciato una lunga intervista all’emittente di Dubai Al Arabyia in cui ha parlato di Siria e dell’evolversi del conflitto, entrato oramai nel decimo anno.
L’esperto diplomatico russo, artefice, insieme a Putin, dei successi diplomatico-militari ottenuti da Mosca negli ultimi anni, ha fatto un’istantanea della situazione del Paese arabo guidato da Bashar al-Assad. “La guerra contro i ribelli siriani è terminata”, è stato il punto nevralgico dell’intervista; in cui ha ricordato come il territorio sia ormai interamente pacificato.
Lavrov ha ricordato poi come rimangano ancora due sacche al di fuori del controllo del governo siriano (complessivamente circa il 30% del territorio secondo i confini pre-bellici): la prima a Idlib, nel Nord-Ovest del Paese, e la seconda a Nord-Est, oltre l’Eufrate.
A Idlib persiste l’occupazione da parte del movimento Hayat Tahrir al-Sham, il nuovo nome di Jabat al-Nusra, la costola siriana di al-Qaeda. Dopo l’entrata in vigore dell’accordo russo-turco nella scorsa primavera, il cerchio si sta lentamente stringendo attorno al movimento terrorista, oggetto di saltuari e mirati attacchi con cui la Russia cerca di sbarazzarsi il prima possibile dell’ultimo avamposto fondamentalista.
Ad Est la situazione è più complessa, in quanto nonostante il disimpegno annunciato da Trump, gli Stati Uniti rimangono e, anzi, accrescono la loro presenza militare; dando sostegno a corrente alternata ai Curdi. Che, in quella zona, cercano di dar vita al primo embrione di stato nazionale da poter poi estendere in Turchia e Iraq. Proprio in riferimento alle aspirazioni curde, Lavrov ha ammonito gli Stati Uniti di giocare a un “gioco scriteriato”, in quanto esse costituiscono una miccia che potrebbe far deflagrare nuovamente una regione che vive perennemente ad alta tensione.
La zona dove sono presenti gli americani, nel Nord-Est della Siria, è anche ricca di petrolio. E gli accordi presi con i curdi da parte di Washington mirano anche a poter sfruttare i giacimenti della regione.
Lavrov ha ricordato infine come, sul piano del diritto internazionale, “la Russia si trovi legalmente sul territorio siriano in quanto invitata dal legittimo governo nazionale; a differenza di altri (il riferimento agli Stati Uniti è lampante) che vi stazionano senza avere alcun titolo”.
Federico Kapnist