È un disperato grido d’allarme, quello lanciato dal comparto termale euganeo, bacino termale più grande d’Europa, forte di una storia che parte dall’epoca dei Romani, che conoscevano molto bene le proprietà terapeutiche e benefiche dei suoi fanghi.
Lo scorso marzo, si stava apprestando a ripartire con l’attività, tutto sommato con buone prospettive, dopo anni non facili, quando la notte dell’8, uscì il primo decreto, che di lì a poche ore avrebbe isolato la Lombardia e una decina di province, tra le quali quella di Padova.
Da quel giorno, per i vari centri delle Terme Euganee, Abano, Montegrotto, Galzignano e Teolo, è iniziato un incubo, che ha finito col compromettere l’intera stagione. Il bacino termale euganeo, che occupa circa 4700 addetti, in 107 strutture, per una media di 3 milioni di presenze, conta su alcuni punti di forza importanti, come lo stabilimento termale interno, una scuola di hotellerie di alto livello e certificata, l’efficacia della fangoterapia e delle altre cure, avvalorata da eminenti studi scientifici, nonché la vicinanza con borghi e città d’arte del Veneto.
Marco Gottardo, direttore di Federalberghi Abano e Montegrotto, ipotizza per l’anno in corso, una perdita di fatturato vicina al 70%, in gran parte dovuta all’assenza dei clienti stranieri, Tedeschi, Austriaci Svizzeri e Francesi, spaventati dall’emergenza sanitaria e probabilmente anche da una comunicazione poco studiata e ponderata, che ha generato paure e panico da contagio.
Anche il mese di ottobre, considerato da sempre momento ideale per i cicli di fangoterapia, non è andato come si sarebbe sperato e, ora la sola idea di tornare ad una qualche forma di lockdown, getta tutti nello sconforto.
Oltretutto, il tracollo turistico si ripercuote inevitabilmente anche sulle casse dei Comuni e produce uno scenario occupazionale inquietante. Solo per dare un’idea, dei circa quattro milioni di euro che entravano mediamente agli enti locali attraverso la tassa di soggiorno, quest’anno sono arrivati solo 700 mila euro. Verranno a mancare anche le risorse per la promozione turistica.
Ciò che chiedono disperatamente gli imprenditori del settore al governo, è il rifinanziamento dell’ammortizzatore sociale almeno fino a dicembre e una nuova flessibilità contrattuale, altrimenti, come ha voluto puntualizzare tempo fa Marco Maggia, proprietario dell’Ermitage Bel Air Medical Hotel, “rischiamo di essere costretti a licenziare anche due terzi dei dipendenti a tempo indeterminato del bacino termale”.