È ambientata in Polesine la storia d’amore tra Rina e Nino Sgarbi, genitori di Vittorio ed Elisabetta, che ha ispirato l’ultimo film di Pupi Avati, ‘Lei mi parla ancora’, in uscita il prossimo 8 febbraio, su Sky Cinema e Now Tv. Tutto era partito da un libro, quello scritto da Nino sulla sua grande storia d’amore con Rina.
Così in occasione dell’uscita del film, la casa editrice La nave di Teseo, di Elisabetta Sgarbi, ha fatto ripubblicare i quattro romanzi del padre in un unico volume di ottocento pagine.
Come ha voluto raccontare la figlia, dopo la morte della moglie, Nino era profondamente rattristato e stava vivendo un momento difficile per problemi di salute, così lei lo spronò a scrivere un libro di memorie. Ma essendo Rino ormai quasi cieco, fu incaricato l’amico Giuseppe Cesaro di registrare tutti i racconti e di trascriverli nella bella storia d’amore che ne è venuta fuori.
Una parte importante sia del libro che del film la gioca il paese di origine di Nino, Stienta, poco più di tremila anime raccolte attorno alla piazza dominata dalla Chiesa di Santo Stefano: “ Mio padre era molto legato alle sue origini, si commuoveva sempre pensando ai suoi genitori, che grazie al mulino erano riusciti a dare luce al paese e pane anche ai partigiani durante la guerra. Mia madre invece era una donna libera, indipendente e insofferente alle regole, che semplicemente non riusciva a stare dentro una casa molto tradizionale…così capitava spesso che da Stienta scappasse in bicicletta a Ferrara. Poi si sono trasferiti a Ro Ferrarese, hanno aperto la loro farmacia e Ro è diventato il centro del mondo, proprio grazie a quel motore inesauribile che era la Rina”.
Come ci tiene a sottolineare la Sgarbi, la storia narrata è di tutti, non è solo la biografia degli Sgarbi, (infatti il loro nome non è mai menzionato) e in parte è anche romanzata. Nel film non potevano mancare le musiche degli amati Extraliscio a fare da colonna sonora.