La Biennale di Venezia ha deciso di attribuire a Roberto Benigni il Leone d’oro alla carriera su proposta del direttore della Mostra Alberto Barbera. “Il mio cuore è colmo di gioia e gratitudine. È un onore immenso ricevere un così alto riconoscimento verso il mio lavoro dalla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia”, ha detto l’artista a caldo. Prima di lui, l’ultimo italiano a ricevere il Leone d’oro fu Francesco Rosi nel 2012; l’anno prima Marco Bellocchio e nel 2008 Ermanno Olmi. Nel ‘92 la statuetta fu alzata da Paolo Villaggio, un personaggio simile a Benigni.
“Sin dai suoi esordi, avvenuti all’insegna di una ventata innovatrice e irrispettosa di regole e tradizioni – ha detto Barbera – Benigni si è imposto nel panorama dello spettacolo italiano come una figura di riferimento, senza precedenti e senza eguali. Alternando le sue apparizioni su palcoscenici teatrali, set cinematografici e studi televisivi con risultati di volta in volta sorprendenti, si è imposto in tutti in virtù della sua esuberanza e irruenza, della generosità con cui si concede al pubblico e della gioiosità appassionata che costituisce la cifra forse più originale delle sue creazioni. Con ammirevole eclettismo, è passato dal vestire i panni dell’attore comico tra i più straordinari della pur ricca galleria di interpreti italiani, a quelli di regista memorabile in grado di realizzare film di enorme impatto popolare, per trasformarsi da ultimo nel più a apprezzato interprete e divulgatore della Divina Commedia dantesca. Pochi artisti hanno saputo come lui fondere la sua comicità esplosiva, spesso accompagnata da una satira dissacrante, a mirabili doti d’interprete al servizio di grandi registi come Federico Fellini, Matteo Garrone e Jim Jarmusch”.
Il presidente del Vento, Luca Zaia ha detto: “Una carriera che si è dipanata dall’intrattenimento televisivo e radiofonico di innovazione e sviluppatasi attraverso il cabaret, il teatro, la divulgazione della cultura classica fino alla realizzazione come regista di una riflessione cinematografica sulla tragedia dell’Olocausto, un’opera fuori dagli schemi, raccontata attraverso gli occhi di un bambino, che ha conquistato ben tre premi Oscar. È una carriera indiscutibile quella di Roberto Benigni, che, già ricca di affermazioni a livello internazionale, ora trova ulteriore riconoscimento e consacrazione con il Leone d’oro”.
Benigni, dal «toscanaccio» irruento e irriverente, si è trasformato in un attento interprete del cinema: dal debutto con Tu mi turbi nell’83 con la sua musa, Nicoletta Braschi, fino al trionfo de La vita è bella nel ‘97. Negli anni ’90 fondamentale fu l’incontro con Fellini ne La voce della luna con Villaggio. “Due geniali buffoni” li definì il maestro.