Il ministro degli Esteri turco, Cavusoglu, ha annunciato che a breve Turchia e Russia potrebbero siglare un accordo per mettere definitivamente fine alle ostilità in Libia.
Mosca e Ankara sono i due principali sostenitori dei due rispettivi schieramenti, rispettivamente quelli capeggiati da Haftar e Serraj, che nell’ultimo periodo hanno ridotto le ostilità in virtù di un cessate il fuoco proclamato il 21 agosto scorso.
L’annuncio di Cavusoglu arriva in giorni cruciali per la questione libica: Mosca ha infatti raggiunto un accordo con l’Egitto con lo scopo di accelerare l’armonizzazione del dedalo di alleanze e rivalità che contraddistingue l’ex colonia italiana. Parallelamente, il premier della Tripolitania al-Serraj ha dichiarato di esser pronto a dimettersi non appena verrà formato un nuovo esecutivo, sotto l’egida dell’ONU, e che metta la parola fine all’instabilità del Paese.
Un primo passo di normalizzazione potrebbe giungere dal rispetto di una risoluzione ONU che prevede il ritiro di tutti i militari stranieri presenti ora in Libia (dai miliziani islamisti e i soldati turchi, pro Serraj, ai contractors russi pro Haftar; senza parlare degli innumerevoli africani di varia provenienza che accorrono per unirsi ai due schieramenti) e l’attuazione, sino ad ora una chimera, dell’embargo che vieta l’esportazione di armi verso la Libia.
Russia e Turchia, nemiche-amiche, sono già state protagoniste, insieme all’Iran, della “tregua armata” attuata in Siria; e si stanno contraddistinguendo per la grande intraprendenza nel Mar Mediterraneo, sempre più ricco di nuovi attori di grande rilievo.
Federico Kapnist