A guardare la cartina geografica, e conoscendo la secolare e mai sopita rivalità tra Grecia e Turchia, si può intuire come la piccola isola di Kastellorizo – ex colonia italiana e resa alla Grecia nel 1947 in base al Trattato di Parigi – sia argomento che scotta.
L’isoletta del Dodecaneso dista infatti da Rodi, la più vicina delle isole greche, oltre 100 chilometri; ma sono appena 3 i chilometri a separarla dalle coste turche. E tanto basta per ergerla a simbolo di una questione che sta scaldando gli animi nel Mediterraneo orientale.
Per noi italiani resta l’adorata isoletta del film “Mediterraneo”, struggente simbolo della fuga da tutto e tutti narrata in modo magistrale da Salvatores. Capace di vincere l’Oscar portando, nella pellicola, un piccolo angolo di paradiso in terra nel cuore del Mediterraneo, appunto; in cui tutti ci siamo sentiti un po’ a casa e, allo stesso tempo, in un altro mondo.
La questione oggi sul tavolo è però ben più pratica: chi ha diritto di perforare il Mediterraneo e di appropriarsi delle sue risorse (cioè il gas). Il nodo è complesso e sta portando sul tavolo del diritto internazionale centinaia di pagine relative a casi simili e, ovviamente, opinioni divergenti in materia. Soprattutto sui limiti delle acque territoriali e sulle “piattaforme continentali”. Per queste ultime s’intendono quegli invisibili prolungamenti acquatici che gli stati utilizzano per vantare diritti su determinate porzioni di mare, per esercitarvi prerogative di controllo militare e di sfruttamento a fini economico-commerciali.
Solo cartina alla mano si può capire la questione. La Turchia neo-ottomana considera come sua piattaforma continentale, e quindi sua di diritto per sfruttarne i giacimenti, tutta la porzione di mare compresa tra Cipro, ad Est, e la linea “crescente”, ad Ovest, che va da Creta fino alle coste turche passando per Karpatos e Rodi. Questo a prescindere, secondo l’aggressiva politica estera di Ankara. Ma che si inserisce anche in un’ottica di ricongiungimento con lo spazio marittimo libico, di cui la Turchia si è in parte appropriata in epoca recente, grazie al sostegno di Erdogan ad al-Serraj.
Kastellorizo, ben più ad Est della linea accennata qui sopra, spacca a metà questo desiderio. E ridimensiona, non di poco, le prerogative marittime per la Turchia. Ampliandole invece per la Grecia, che vedrebbe la linea espandersi da Creta fino all’isoletta in questione.
Quel che è peggio per la Turchia, è che l’accordo siglato tra Israele, Egitto e soprattutto Grecia e Cipro, potrebbe portare la zona di competenza esclusiva “ellenica” a formare una sorta di triangolo marittimo tra Creta, Kastellorizo e Cipro. Relegando la Turchia nel solo Golfo di Antalya. Prospettiva inaccettabile per il Sultano.
Federico Kapnist