“Mens sana in corpore sano” diceva il poeta latino Giovenale e mai come adesso questa frase ritorna fortemente attuale. Ma a quanto pare, se per i Latini era scontato che la salute dell’anima passasse anche da quella del corpo, per i “Romani” di oggi, quelli che stanno seduti a palazzo Chigi, non è proprio così.
Ecco allora che lo sport diventa la causa di tutti i mali, come se i contagi avvenissero solo nelle palestre o nei centri sportivi. E nel nuovo Dpcm, varato ieri, rimane spazio solo per gli sport praticati individualmente e a livello professionistico, addio agli sport da contatto e a tante competizioni sportive (a parte il Calcio ovviamente), creando un’insensata disparità nel trattamento delle varie discipline.
Ad oggi nel nostro Paese quasi il 30% degli italiani pratica sport con una certa regolarità, poco più di 20 milioni di persone, alle quali si aggiungono quelle che saltuariamente frequentano palestre, sale da ballo, circoli o centri sportivi.
Eppure per questi italiani e per le strutture sportive coinvolte pare non esserci alcuna tutela e nei vari Dpcm che si sono succeduti – con un ritmo così incalzante che era quasi impossibile adeguarsi alle nuove disposizioni nei tempi previsti – lo sport è sempre stato trattato come qualcosa di poco importante, come se della sua assenza non se ne fosse accorto nessuno.
E invece si trascura quanto lo sport faccia bene, e non solo per prevenire il rischio di diverse malattie, ma anche per tutelare il nostro benessere psicofisico. Durante il lockdown si è parlato tanto dei danni psicologici causati dalla chiusura forzata e dal rinunciare alla propria socialità, ma in pochi sanno che in questo periodo sono aumentati i disturbi alimentari e dell’ansia di tanti giovani che non hanno potuto “sfogare” in modo costruttivo, come lo sport consente, le proprie energie.
E adesso il governo dà pure un altro ultimatum alle strutture sportive: una settimana di tempo per mettersi in regola, pena la chiusura. E giustamente in tanti sono insorti, perché nella maggior parte dei casi le strutture seguivano già i protocolli anti-Covid o seguivano le disposizioni delle loro federazioni affiliate al CONI. E questa, ennesima, confusione dimostra solo una cosa: o il governo non ha idea di come sia organizzato lo sport nel nostro Paese, oppure poco gli importa dato che vuole trovare solo una scusa per chiudere tutto e risparmiarsi tanti problemi.
In questo momento serve responsabilità, a tutti i livelli, tra gli atleti, i tecnici, i gestori delle palestre e tutte quelle persone che gravitano intorno al mondo dello sport. Il Covid esiste e i suoi effetti sono reali, ma chiudere tutto, anche se può sembrare la soluzione più facile non è quella giusta, serve un tavolo di confronto per trovare soluzioni efficaci e condivise.
Lucrezia Melissari