Erano in migliaia ieri i lavoratori dello sport e i rappresentanti delle associazioni che hanno riempito le piazze d’Italia da Nord e Sud per manifestare contro la chiusura di palestre, piscine, centri di yoga, pilates, danza, arti marziali e molti altri imposta dal Dpcm.
A Cuneo
Manifestazioni ordinate, con dimostrazioni e flash mob che hanno visto decine e decine di persone allenarsi insieme all’aria aperta, com’è successo a Cuneo in piazza Galimberti. La richiesta è una sola: “Non fermate lo sport, perché il movimento è salute”.
L’hanno ribadito a gran voce i titolari, presidenti e direttori di strutture, impianti, società che dopo aver investito tante risorse e tempo per la sicurezza delle strutture, ridotto le presenze e quindi il fatturato, si sono visti chiudere tutto dall’oggi al domani e a passare per il capro espiatorio non ci stanno.
Bloccare lo sport non solo limita lo sfogo di tanti ragazzi e giovani, ma impedisce anche a persone con vari tipi di disabilità di socializzare con i compagni che settimanalmente erano abituati a frequentare, con i conseguenti danni psicologici e dell’affettività che possiamo immaginare.
A Verona
Una bara di cartone con la scritta “morto per Dpcm” sulle scalinate del municipio della città scaligera. Uno dei momenti più toccanti della manifestazione. “Io non ci sto!” è lo slogan che ha accompagnato l’iniziativa, sostenuta dalle Federazioni sportive locali e dal Delegato provinciale del Coni, che ha coinvolto anche le scuole di danza, che hanno mostrato uno striscione con la scritta “#iovivodidanza”
“I ragazzi chiedono di poter tornare ad allenarsi. Nelle palestre non si registrano casi positivi e le società hanno sempre rispettato i rigorosi protocolli sanitari emanati dalle Federazioni e dagli Enti di promozione sportiva”, hanno osservato gli organizzatori.
E le storie sono tante altre, in molte altre città, e sono le più varie: sono fatte di passione, di impegno, di dedizione, di fatica e di inclusione, tutto questo spazzato via da un singolo Dpcm.
L.M.