Sta suscitando clamore e scandalo – sia sulle testate online che sui social network – la decisione di Maurizio Belpietro di pubblicare oggi, lunedì 19 ottobre, in prima pagina su “La Verità”, la foto della testa del professore francese decapitato in strada a Parigi da un richiedente asilo ceceno di appena 18 anni.
Lo shock nel vedere l’immagine – che è stata comunque “pixellata” dalla censura – di un così barbaro omicidio in quella che è, o almeno dovrebbe essere, una delle grandi capitali dell’Occidente libero e tollerante, è infatti enorme; e la scelta di Belpietro può comprensibilmente suscitare opinioni divergenti.
Ma decidere di pubblicare un’immagine del genere crediamo voglia essere un segnale della pericolosissima deriva che sta prendendo un grande Paese come la Francia, a cui tutto l’Occidente guarda da secoli per essere all’avanguardia su temi – diritti umani e libertà civili – oggi imprescindibili per gran parte del mondo civilizzato.
La Francia laica, aperta e tollerante, che ha fatto del suo diventare una società multietnica un vanto da proporre al mondo come modello vincente, oggi sta tornando – ad appena due anni dalla fine della scia tremenda di attentati iniziata a gennaio 2015 nella redazione di “Charlie Hebdo” – a sperimentare il terrore nelle sue strade. Dopo l’accoltellamento di venti giorni fa, ora la vicenda della nuova pubblicazione delle vignette del giornale satirico ha raggiunto il più tragico e orrendo degli epiloghi.
Come accaduto anche in Inghilterra – e non a caso Parigi e Londra sono le due potenze coloniali per eccellenza, che per lavarsi l’onta del loro passato hanno aperto le porte a tutti gli ex sudditi d’oltremare – la grande accoglienza ha generato ghetti, i ghetti hanno generato rabbia e la rabbia ha generato violenze atroci. Il problema del fondamentalismo islamico in Francia è reale e crescente. Nell’enorme comunità musulmana transalpina – ovviamente per grandissima parte pacifica, integrata e ostile a ogni forma di violenza – trovano spazio correnti radicali che strizzano l’occhio all’ISIS e agli aspetti più beceri della religione di Maometto. Imam estremisti gridano alla guerra santa e spingono folli, lupi solitari ad impugnare le armi contro chi si renda colpevole, a dir loro, di oltraggio alla religione.
Il rifugiato ceceno, un ragazzino di appena 18 anni, ha agito con inconcepibile crudeltà contro un uomo che – semplicemente mostrando ai suoi alunni le celebri vignette – nella sua folle logica criminale, si era reso colpevole di insultare l’islam. Quando, l’uomo, in realtà, aveva solo voluto valorizzare l’importanza della libertà di pensiero ed espressione. Principio cardine della nostra società ed agli antipodi, invece, della concezione retrograda che vige ancora nel substrato delle società di molti paesi a maggioranza musulmana. Dove il problema non è l’islam in sé; ma bensì quel mix di arretratezza economica e culturale dove la religione funge da incanalatore di tutti i sentimenti.
La Cecenia, terra natia del giovane, è uno dei luoghi simbolo del fondamentalismo islamico; dove la Russia ha dovuto combattere due guerre durissime per sradicare il fenomeno e che tutt’ora sforna guerriglieri che vanno a combattere dovunque, nel mondo, ci sia sentore di jihad.
Il problema in Francia, invece, sarà per gli inquirenti francesi nel ricostruire la rete di conoscenze del ragazzo ceceno.11 persone sono state già arrestate e si sta cercando di capire l’eventuale collegamento di queste con gruppi terroristici, quali al-Qaeda e ISIS, provando ad individuare eventuali mandanti e responsabilità dirette per un gesto che dovrà essere punito in maniera esemplare. È in gioco il prestigio dei principi fondanti della Republique.
Federico Kapnist