La vicenda ucraina non smette di avvelenare i rapporti tra Russia ed Unione Europea.
Il Consiglio dell’UE ha infatti deciso di prorogare per altri sei mesi le sanzioni contro Mosca, portando la nuova data di scadenza (anche se difficilmente sarà tale) al 31 gennaio 2022.
La motivazione ufficiale è che la Russia non ha ottemperato correttamente a quanto stabilito dagli “Accordi di Minsk”. Questo nonostante Mosca ribadisca che, non essendo parte coinvolta nel conflitto, non abbia alcun obbligo derivante da questa intesa.
Le sanzioni limitano l’accesso ai mercati dei capitali comunitari da parte di banche e imprese russe, vietando anche assistenza finanziaria e attività d’intermediazione. Inoltre, vietano anche l’importazione, l’esportazione o il trasferimento di qualsiasi materiale connesso alla difesa. Infine, limitano l’accesso per Mosca a tecnologie che possano essere utilizzate nel settore energetico russo.
L’Unione Europea, d’accordo sul prorogare le sanzioni, ospita allo stesso tempo al suo interno due anime contrapposte: una più accomodante nei confronti di Mosca – guidata da Germania, Francia e Italia – e una più rigida, che fa capo alle repubbliche baltiche e ai Paesi un tempo sotto l’Unione Sovietica.
Federico Kapnist