Gli italiani non aspettavano certo il mea culpa di Luigi Di Maio per accorgersi dell’inadeguatezza del Reddito di Cittadinanza, non tanto negli obiettivi (lotta alla povertà e movimentazione del mercato del lavoro), quanto nelle modalità incerte e lacunose con il quale si è cercato di perseguirli (navigator e chiamata per il lavoro fino a 150 chilometri da casa).
Il cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle viene disconosciuto anche dai suoi padri, che adesso cercano di metterci una toppa e di cambiare gli indirizzi di una manovra nata male, forse improvvisata anche se mossa da buoni ideali, ma poco lungimirante.
Il progetto sulla carta c’era: rafforzare i Centri per l’impiego, in modo da fare incontrare domanda e offerta, e dare alle persone gli strumenti per rimettersi sul mercato del lavoro: una rieleborazione del welfare, se vogliamo, anche virtuosa negli intenti e per la quale erano stati sbloccati 6 miliardi (più 2 del Rei, reddito di inclusione, eredità del governo Gentiloni).
Poi però bisognava tradurre le parole in fatti e quindi studiare il mercato del lavoro italiano, stabilire delle linee guida e soprattutto interfacciarsi con le realtà che si sarebbero dovute attivare per cercare un lavoro ai richiedenti del reddito, quindi Comuni e Regioni.
Ma questo non è stato fatto, i Centri per l’impiego hanno continuato a lavorare come avevano fatto fino a quel momento e la tanto invocata Banca Dati Nazionale del lavoro non è mai stata attivata, con il risultato che migliaia di persone hanno ricevuto fino ad oggi il reddito senza mai ricevere nemmeno una proposta di lavoro.
E la conferma arriva dai dati: a beneficiare del reddito sono state 1,1 milioni di famiglia, per 3,1 milioni di persone, ma quelle che hanno trovato un lavoro, da soli o grazie ai centri di collocamento, sono state 200 mila. Un numero troppo basso per parlare di successo dell’iniziativa, e che forse potrebbe essere tra le ragioni del tracollo politico del 5 Stelle alle ultime elezioni.
Adesso non resta altro da fare che ripensare il Reddito di cittadinanza, che è balzato alla cronaca sempre in maniera negativa, perché andava a rimpinguare le tasche di delinquenti o di persone che lo percepivano senza averne alcun diritto.
Senza parlare poi dei giovani, il cui tasso di disoccupazione è tra i più alti d’Europa, che di lavoro ne vedono sempre meno, e che da questo provvedimento non sono stati aiutati attraverso norme specifiche che li agevolassero nell’ingresso del mondo del lavoro.
Insomma questo Reddito di Cittadinanza ha fatto acqua da tutte le parti, non ha convinto nessuno e ha fatto sperperare miliardi preziosi. I margini per migliorarlo ci sono, ma bisogna confrontarsi con il mercato attuale, soprattutto post-Covid, con le imprese e le realtà locali, quali Comuni e Regioni, che possono diventare preziosi alleati, se messi nelle condizioni di lavorare al meglio con degli indirizzi e obiettivi chiari.
Lucrezia Melissari