Venezia con i suoi musei, teatri, bar e ristoranti ha sofferto la crisi indotta dal Covid-19 molto più di qualunque altra città veneta, perché da sempre vive essenzialmente di turismo. Così, quando, qualche settimana fa, era stato firmato l’ultimo Dpcm, che sanciva la chiusura dei locali pubblici alle 18 del pomeriggio, è stata la prima ad organizzare la protesta silenziosa dei ristoratori, che hanno continuato a preparare le tavole, accendere le luci e far andare la musica, con le porte dei locali chiuse.
Ieri, sempre con lo stesso spirito, è stata organizzata una camminata pacifica, per mettere insieme ristoratori, commercianti, operatori turistici, gondolieri, dipendenti e commessi, intenzionati a far sentire la propria voce.
Qualche centinaio di persone ha cominciato a muoversi da campo San Bortolo, per sfilare sul ponte di Rialto, con striscioni e cartelloni, del tenore di “Riaprite le palestre!”, o “Noi viviamo di danza”, o ancora, “Annunciamo tristemente la morte di Venezia, grazie al tuo Dpcm, Conte!”
Persone disperate, perché arrivate a perdere tra il 60 e l’ 80% del proprio fatturato e che, nonostante tutto, avevano investito per adeguarsi a tutte le nuove norme anti-covid, tra distanziamenti e sanificazioni, nella speranza di riuscire a recuperare una parte degli introiti, da qui a Natale. Quindi, oltre al danno, la beffa.
“Ci hanno fatto mettere in regola, ho speso un sacco di soldi in sanificazioni, per niente, perché ora mi obbligano a chiudere, con i ragazzi che non sanno dove andare e mi chiedono di stare insieme, per potersi allenare”, ha dichiarato desolato l’istruttore di una palestra.
Si sentono degli invisibili, perché sembra che nessuno li veda o capisca il loro dramma. Non marciano per chiedere sussidi, indennizzi o “ristori”, come li chiama adesso furbamente il governo, chiedono semplicemente di essere messi nelle condizioni di lavorare.
Così, dopo il sit-in sul Ponte di Rialto, i manifestanti si sono diretti tutti insieme verso Ca’ Farsetti, sede del municipio veneziano, presidiata dalla polizia in assetto anti-sommossa, chiedendo di poter parlare con il sindaco Brugnaro, che però non era in sede. Allora una piccola delegazione è stata ricevuta dall’assessore al commercio Sebastiano Costalonga. Nel frattempo, fuori, la situazione è degenerata, quando hanno preso la parola alcuni “negazionisti”, che al grido di “libertà , libertà!” si sono tolti le mascherine, per farle roteare in aria.
“Hanno rovinato tutto!” è stata l’esclamazione delusa delle persone che erano salite in delegazione dall’assessore, “possiamo capire la disperazione, ma questi gesti non vanno fatti, noi siamo vicini a chi manifesta in modo pacifico e rispettoso”.
Intanto comunque, da oggi, l’assessore Costalonga darà vita ad un tavolo di confronto permanente con la categorie, dagli artigiani, ai commercianti e i ristoratori.