Mario Draghi non è uomo da proclami, è attento e misurato e proprio per questo ogni suo intervento desta attenzione e interesse. In questi giorni ha presentato un rapporto del G30, un gruppo di autorevoli personalità internazionali, focalizzato sul futuro delle imprese, dopo lo shock dell’emergenza covid-19. Ne ha parlato con un gruppo ristretto di media internazionali, tra i quali Il Corriere.
Il G30 mette in evidenza le criticità dei sistemi, cercando di indicare delle soluzioni. E così Draghi ha richiamato l’attenzione sulle imprese e sul fatto che, sussidi e crediti garantiti dai governi, “stiano coprendo una realtà, che è molto più preoccupante di quanto possiamo stimare per il momento”.
Il primo suggerimento indica un modo per gestire le conseguenze di questo fenomeno, a partire da norme di diritto fallimentare più snelle ed efficienti. Poi, parlando di quello che lui stesso definisce “un cauto realismo”, spiega che ostinarsi a dare credito ad un’azienda non redditizia, non solo non la riporterà in attivo, ma andrà ad aumentare la massa dei crediti deteriorati del sistema bancario.
Di qui l’esigenza di lavorare a strategie che permettano agli istituti di credito di evitare una stretta al credito nel prossimo futuro, perché “le piccole e medie imprese continueranno a dipendere dal sistema bancario e anche per questo la salute degli istituti di credito è importante. Se invece il loro capitale sarà assorbito da crediti deteriorati, quel sostegno verrà a mancare.”
Draghi vede molte incognite anche per i governi, relativamente all’utilizzo dei fondi del Recovery, perché Paesi come Italia e Spagna hanno già stabilito di andare a finanziere progetti preesistenti, anziché progetti supplementari, per la paura dell’aumento del debito pubblico. E così, con il pragmatismo che lo contraddistingue, Draghi suggerisce una seria valutazione sull’utilità del progetto, “se supera certi test, che riguardano il suo tasso di rendimento sociale, come istruzione o cambiamento climatico oppure se è solo frutto di convenienze politiche e di clientelismo”.
Pur rifuggendo abitualmente dalla retorica, ribadisce che questa “sarà un’opportunità unica, di investire in molti progetti di valore elevato e, che siano vecchi o nuovi, ciò che conta è che il loro valore sia misurabile, dimostrabile. È in gioco il futuro di molti Paesi”.
Relativamente ai problemi della sostenibilità del debito pubblico, Draghi sostiene che tutto dipenderà dalla crescita e quindi da come verranno impiegate le risorse del Next Generation EU: se saranno sprecate e non produrranno crescita, aumenteranno il debito, rendendolo insostenibile. “E l’impatto del NGEu sulla crescita e sulla sostenibilità del debito, sarà maggiore quanto più è grande il debito iniziale. Per questo è importante che i Paesi con un debito elevato, facciano una valutazione attenta al tasso di rendimento dei progetti che finanzieranno”.
La svolta arriverà con le vaccinazioni, “perché solo allora le persone torneranno a viaggiare e ad assumersi rischi d’investimento, per il momento si naviga a vista. Purtroppo la recessione non è a forma di V, come sperato, è molto più lunga. Tutto dipenderà da come i Paesi sapranno trasformare il Recovery Fund nei fattori produttivi di domani”.