Non si è ancora capito se sia stata una coincidenza o meno. Certo è che la recente decisione di dare avvio ad un’operazione anti-terrorismo in Mali, a cui parteciperà anche l’Italia con 200 militari, casca in un momento non facile per l’ex colonia francese.
La settimana scorsa un colpo di stato, per ora relativamente pacifico, ha infatti portato alla defenestrazione del presidente del Mali, Boubakar Keita, e allo scioglimento del parlamento locale.
Il presidente, in carica dalle elezioni del 2013, è stato cacciato dall’esercito che ha così preso il potere con l’obiettivo di portare, in un futuro ancora non ben definito, il Mali a nuove elezioni. Per il momento, le redini del comando rimangono nelle mani della giunta militare a causa delle difficili condizioni del Paese.
Il golpe arriva infatti dopo mesi di proteste; dovute sia all’eterno e consueto problema della corruzione, che alla crescente insicurezza di molte aree a causa dell’infiltrazione dei guerriglieri islamici appartenenti alla galassia fondamentalista: da al-Qaeda a Boko Haram. Motivo, quest’ultimo, per cui il nostro Paese ha autorizzato la terza missione in terra africana, dopo quelle in Libia e in Niger.
Le cancellerie occidentali e i paesi limitrofi, restano per il momento alla finestra; “rinfrancati” dall’atteggiamento mite e collaborativo della giunta militare, sperano che la situazione non degeneri in una regione che è potenzialmente una polveriera per le tensioni economiche e religiose.