“Chi ha aperto per far sciare gli atleti ha tenuto vivo lo sci ma queste aperture sono state un costo e non un ricavo – sottolinea Ghezzi -. Tutti abbiamo speso per tenerci pronti a dicembre, a gennaio e fino al 15 febbraio. Poi ad aprile quasi tutti abbiamo lavorato per disfare quello che avevamo preparato”. L’auspicio è che il fondo per la montagna si traduca in risultati concreti e reali per le aziende. Gli indennizzi per il settore stanziati dal Dl sostegni sono pari a 700 milioni ma i ristori per ora non sono ancora arrivati.
“Oggi noi non abbiamo visto un euro – sottolinea Ghezzi – e tante aziende iniziano ad avere problemi di liquidità. Non abbiamo lavorato l’inverno e l’autunno scorso abbiamo lavorato per preparare l’inverno ma quelli stipendi non li ha pagati nessuno. Abbiamo oggi molte aziende in difficoltà e ci aspettiamo che il fondo stanziato per la montagna diventi presto qualcosa di concreto”.
E inatnto, in un momento cruciale per il futuro delle Dolomiti venete, il Cadore si propone come laboratorio di idee per guidare il cambiamento in un contesto particolarmente favorevole grazie alla definizione di programmi economici mirati (Next Generation EU; nuova programmazione comunitaria 2021-2027; fondi per la montagna e le Aree interne) e dei grandi eventi internazionali dei prossimi anni (mondiale di canoa di Auronzo 2023; Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026).
Si chiama “Green Deal Cadore 2030” il progetto che sarà al centro degli investimenti per lo sviluppo e il rilancio del territorio cadorino nei prossimi dieci anni. Il compito della Magnifica Comunità di Cadore sarà quello di accendere il «motore dello sviluppo», coordinare e agire per creare la collaborazione tra tutte le componenti territoriali, senza sostituirsi, bensì mettendosi a disposizione degli altri soggetti preposti all’attuazione di progetti e iniziative di sviluppo.