Ironia della sorte, proprio quest’anno che è scesa una montagna di neve, giusta per le vacanze di Natale, a causa dell’emergenza pandemica, lo Stato non ha autorizzato l’apertura degli impianti di sci, almeno fino ai primi di gennaio, anche se sempre più spesso, a causa di questa seconda ondata aggressiva, si parla di un possibile avvio della stagione sciistica solo verso fine gennaio.
E così la montagna è ferma, con tutti gli impianti chiusi e i rifugi vuoti. Solo nel Bellunese, le società di gestione di impianti di risalita sono quasi una trentina. Il presidente della Provincia, Roberto Padrin, pur consapevole del fatto che la salute sia una questione imprescindibile e che sia “necessario uno sforzo da parte di tutti per superare il momento critico, per poter vivere poi serenamente in futuro”, auspica che non vengano ignorate “le difficoltà di interi settori economici, tra i quali, quello degli sport invernali, per noi strategico”.
Solo in Veneto, gli sport della neve, fatturano circa 60 milioni di euro l’anno, che vanno moltiplicati per dieci, per calcolare l’intero indotto. Risulta pertanto abbastanza semplice capire quali e quanti possano essere i danni derivanti dalla chiusura forzosa.
In attesa dei ristori promessi dal governo, di cui si fa un gran parlare, ma dei quali non si conosce ancora l’entità, la Provincia ha pensato ad un primo aiuto a favore degli impiantisti, attraverso un bando per l’elargizione di 500mila euro, prelevati dal “fondo Covid”, che dovrebbero andare per un quarto ad ogni singolo impianto di risalita, in parti uguali, circa 4600 euro a testa e, per i restanti tre quarti, suddivisi secondo criteri ben precisi, come spiega Massimo Bortoluzzi, consigliere delegato agli impianti di risalita, “non sulla base del fatturato, che sarebbe stato difficile, ma sulla base del costo di mantenimento delle varie tipologie di impianto”.
“Così uno skilift varrà uno; una seggiovia a collegamento fisso due; una a collegamento variabile tre e, cabinovie e funivie quattro. In questo modo, abbiamo voluto tutelare chi ha costi maggiori, ma anche la funzione sociale di quei comprensori più piccoli, che lavorano molto con i giovani e con le scuole di sci. Sappiamo che non sono grandi cifre, ma per noi sono un investimento importante, attraverso il quale vogliamo dare un segnale di vicinanza e di speranza”.
Padrin ha voluto comunque sottolineare che la Provincia rimane in attesa dei fondi promessi dal governo e, che proprio per questo, venerdì una delegazione sarà a Roma per un confronto con il ministro Federico D’Incà.
A causa delle forti nevicate dei giorni scorsi, con oltre due metri di neve, una valanga ha completamente distrutto lo storico Rifugio di Pian dei Fiacconi, ai piedi della Marmolada. L’allarme è stato dato da un pilota che, sorvolando la zona in elicottero, ha subito notato il segno lasciato dall’enorme distacco di massa nevosa. Fortunatamente non sono state coinvolte persone.