Il suo nome faceva sorridere; rappresentando uno di quegli strani incontri tra la cultura dell’Africa nera e la lingua inglese che danno vita a nomi mirabolanti e sfacciatamente spirituali.
Ma oltre a questo, dietro a Goodwill Zwelithini c’era ben altro. Il sovrano Zulu spentosi ieri all’eta di 72 anni era un autentico simbolo del principale gruppo etnico sudafricano; che conta circa 11 milioni di membri e rappresenta una storia gloriosa del continente nero. Un avo di re Goodwill, era stato il leader della resistenza Zulu contro gli invasori inglesi del 1879; riuscendo, prima della disfatta finale, ad infliggere qualche dura sconfitta sul campo alle giubbe rosse di Sua Maestà.
Figura a tratti controversa, ma senza peli sulla lingua, il re in passato ha alternato posizioni dure sui discendenti degli invasori bianchi – invitandoli a tornarsene nei loro Paesi d’origine – a un riconoscimento dell’efficienza e dei risultati economici raggiunti dal Sudafrica durante l’apartheid. Risultati gettati al vento, secondo il sovrano, nei primi anni di governo dell’African National Congress, il partito di Nelson Mandela che salì al potere nel 1994.
Gli Zulu sono ad oggi ancora il principale gruppo etnico sudafricano e si stimano essere circa 11 milioni di persone. Il loro sovrano, pur privo di poteri temporali sui suoi “sudditi”, rappresenta un simbolo di unità e di influenza; e serve agli Zulu a mantenere il loro status privilegiato all’interno del Paese. Molti di loro ricoprono incarichi ufficiali nella vita politica, spesso ai vertici, come l’ex presidente Jacob Zuma, in carica per 10 anni dal 2009 al 2018.
F.K.