Il dissidente russo Alexey Navalny sarebbe in pericolo di vita. Almeno secondo la sua portavoce, Kira Yarmish, che ha riferito come, a causa dello sciopero della fame da lui iniziato lo scorso 31 marzo, “la vita del blogger sarebbe appesa ad un filo”.
C’è chi parla di 30 kg persi, chi di 50. In ogni caso, Navalny è stato trasferito in un ospedale penitenziario per accertamenti medici. La versione delle autorità russe, come già successo in altre occasioni, è però profondamente diversa da quella fornita dall’entourage del dissidente. E sostiene come non vi sia alcun pericolo imminente per il blogger, definendo le sue condizioni come “soddisfacenti”.
Navalny ha iniziato il suo sciopero della fame per protestare contro le condizioni carcerarie e l’assenza di cure mediche. Scagliandosi, in questo modo, contro il sistema giudiziario russo che lo ha condannato per violazione dei termini della libertà vigilata. Violazioni che sono conseguenza di una condanna per appropriazione indebita risalente ancora al 2014; sulla quale vi sono forti diversità di vedute tra sostenitori e detrattori di Navalny, soprattutto a livello internazionale.
Cosa che si è prontamente verificata anche questa volta. Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno infatti promesso di adottare contromisure e nuove sanzioni contro Mosca, qualora le condizioni di Navalny peggiorassero o, addirittura, portassero al suo decesso.
Federico Kapnist