Draghi in questo momento ha in ballo diverse cose, oltre alla questione vaccini e alla redazione del Recovery Plan. Presto sarà impegnato anche in un’altra partita, quella delle nomine pubbliche e le scelte del governo su questo fronte potrebbero rivelarsi decisive per l’efficacia dell’azione di rilancio economico. Il ricambio in arrivo, infatti, è particolarmente ampio.
In tutto, le assemblee di bilancio dovranno rinnovare 115 organi sociali, di cui 74 consigli d’amministrazione e 41 collegi sindacali in 90 società controllate dal ministero dell’Economia. In tutto 518 persone, di cui 342 consiglieri e 176 sindaci. A fare i calcoli è il centro studi CoMar, che ha pubblicato la quarta edizione dell’analisi sul governo di tutte le Partecipate dello Stato.
Una delle partite più importanti riguarda Cassa depositi e prestiti, affidata tre anni fa dal governo gialloverde all’amministratore delegato Fabrizio Palermo, ora in scadenza. La nomina è cruciale perché Cdp ha dossier aperti su molte questio cruciali, da Autostrade alla rete unica (la Cassa è azionista di Tim con il 9,8% ed è socia di Enel nel capitale di Open Fiber). Sempre Cdp detiene la partecipazione di controllo di Poste ed Eni (con Claudio Descalzi si aspetta una riconferma).
Ecco qui di seguito un’organigramma utile per fare maggiore chiarezza.

Tra le società controllate direttamente dal ministero dell’Economia ci sono anche Enel e Leonardo, oltre che società ad alta sensibilità politica come la Rai. C’è poi il blocco delle società che erogano i servizi dello Stato come l’immobiliare pubblica Invimit, la società informatica Sogei (anagrafe tributaria), il Gestore dei servizi energetici (Gse), e ancora Trenitalia, Rete ferroviaria italiana (Rfi) e Consap assicurazioni, che tra l’altro sono in sospeso da giugno.
Un’altra decisione importante sarà quella relativa alla guida delle Ferrovie, oggi in mano all’ad Gianfranco Battisti. Fs è la più grande stazione appaltante italiana e controlla Anas (attualmente amministrata da Massimo Simonini, anche lui in scadenza), che è la seconda stazione appaltante.
Delle 90 società, 15 sono a controllo diretto. La lista comprende Cassa Depositi e Prestiti, Eur, Ferrovie dello Stato, Gse ( Gestore dei Servizi Energetici), Invimit, Rai e Sogei, ma anche Banca Mps o Leonardo per i Collegi Sindacali. Gli incarichi totali da assegnare sono 91. Le partecipate dirette producono ricavi per 69,8 miliardi di euro complessivi e hanno in tutto 193.367 dipendenti (senza considerare i 448,7 miliardi di euro di attivo e i 36,1 di patrimonio netto della sola Cdp). Un vero e proprio tesoretto.
Sono 75, invece, le società a controllo indiretto. La maggior parte è detenuta attraverso Enel, Eni, Ferrovie (con Anas), Invitalia e Poste Italiane. Su questo fronte, le nomine previste sono 427. Il settore pubblico conta 6.130 imprese attive, ma CoMar ha calcolato che, considerando le sole 32 società industriali e di servizi (escluse, quindi, banche e assicurazioni), il fatturato totale supera i 241,4 miliardi di euro e gli utili sono oltre i 26,8 miliardi di euro, per un totale di 471.284 dipendenti. Di queste 32 aziende, 12 sono quotate in Borsa (Enav, Enel, Eni, Fincantieri, Leonardo, Italgas, PosteItaliane, Rai Way, Saipem, Snam, STMicroelectronics, Terna), per una capitalizzazione che a fine febbraio 2021 era di 167,3 miliardi di euro, il 26,3% del valore complessivo. Altre due società hanno strumenti finanziari quotati (Ferrovie dello Stato e Rai).