Te Arikinui Te Atairangi Kaahu non è uno scioglilingua di qualche remoto idioma parlato in giro per il mondo, bensì il nome dell’ultima regina Maori, in Nuova Zelanda. Remoto stato dell’Oceano Pacifico, membro del Commonwealth britannico e che presenta un assetto istituzionale decisamente particolare.
Nel Paese oceanico – una monarchia parlamentare con la regina d’Inghilterra, Elisabetta II, che ne è la sovrana – il potere è infatti esercitato da un premier eletto come accade in gran parte delle democrazie parlamentari. Parallelamente a questo sistema “normale” di governo, vi è però un’altra monarchia, con tanto di re e regina, che rappresenta la popolazione originaria dell’arcipelago, i Maori. Questa monarchia parallela – definita non-sovrana o sub-nazionale – non ha nessun potere effettivo nella vita della Nuova Zelanda, ma gode, tuttavia, di un grandissimo prestigio; sia dentro che fuori il Paese.
Potere rappresentativo e potere esecutivo sembrano però, oggi, essersi finalmente fusi, grazie alla recente nomina a ministro degli Esteri di Nanaia Mahuta, nipote della suddetta regina e stretta parente dell’attuale sovrano Maori, Kingi Tuheitia.
La Mahuta è la prima donna a ricoprire questo importante ruolo nella storia della Nuova Zelanda; e oltre a questo, è anche la prima parlamentare donna a portare in faccia un tatuaggio tradizionale del suo popolo – il moko kauae – sul mento. Un simbolo identitario, “un passaporto”, come l’ha definito lei stessa.
La sua nomina s’inserisce in un rimpasto di governo che ha visto nominare altri 4 rappresentanti del popolo Maori come ministri della Nuova Zelanda.
Federico Kapnist