Dopo gli incontri con i sindaci dei comuni capoluogo del Veneto e con i governatori di Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, Luca Zaia ha deciso per una nuova ordinanza, che verrà firmata in giornata, per evitare gli assembramenti che si sono visti lo scorso weekend.
In conferenza stampa Zaia ha detto che: “L’area gialla non è un gioco a premi, non è una classifica dei primi della classe e degli ultimi e non è scritta sul marmo. Dobbiamo meritarci questa area gialla che, se non funziona, ci potrebbe far precipitare nell’area rossa e nel lockdown”.
Per questo il governatore ha voluto sottolineare che: “l’ordinanza non ci è stata chiesta da nessuno non abbiamo una spada di Damocle sulla testa per evitare di passare di fascia. Ma l’ordinanza è necessaria di fronte alle scene viste nello scorso fine settimana. Piazze dei centri storici piene di gente“.
Sorvegliata speciale per l’impennata dei casi Covid è la città scaligera: “A Verona abbiamo la situazione più critica si stanno attivando tutti i presidi possibili – dice il Governatore che non nasconde la sua preoccupazione -. Stiamo ricevendo continue segnalazioni, basti pensare che il sindaco di Verona ha dovuto mettere a senso unico le strade pedonali del centro nel fine settimana, vi sembra possibile? Con l’ordinanza che firmerò vogliamo dare una mano ai medici che non possono ritrovarsi con i pullman di persone da ricoverare. Adesso non si può vedere Jesolo come d’estate”.
“Il virus in Veneto è presente – ha affermato il Governatore Zaia -, il bollettino parla chiaro. Siamo nella fase di turbolenza, questo livello raggiunto corrisponde a quello del 30 marzo, come scenario ricoverati, come terapie intensive siamo al 19 marzo. Stiamo aprendo in continuazione reparti per i ricoverati. Il vantaggio in questa seconda ondata è che i malati restano poco negli ospedali. La provincia più problematica è quella di Verona, dal punto di vista ospedaliero, per cui colonizziamo i reparti non covid e li trasformiamo in covid”.
Negli ultimi giorni in Veneto la curva dei contagi sembra aver rallentato leggermente e questo sarebbe in linea con il modello previsionale, secondo cui il picco dei contagi si dovrebbe raggiungere tra il 15 e il 20 di novembre, con una crescita dei ricoveri che continuerebbe quindi fino a fine novembre. Lo ha spiegato ieri l’assessore regionale alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin, in conferenza stampa dalla sede di Marghera. Il rallentamento rilevato negli ultimi giorni, ad ogni modo, “non è statisticamente rappresentativo”, e quindi potrebbe essere semplicemente “una buca” nella crescita, che poi riprende, afferma però il presidente della Regione Luca Zaia.
Ma parlando dei dati c’è qualcosa che non torna: di recente infatti, anche molti presidenti di Regione, tra i quali il ligure Toti, hanno contestato il monitoraggio, dicendo che a Roma arrivano dati ormai “vecchi” che non rappresentano la situazione attuale della regione e così il governo rischia di imporre strette che non sono necessarie, intervenendo tardi.
Il Cts si dovrà quindi fare carico di rivedere alcuni parametri per poter avere statistiche più chiare ed aggiornate, ma intanto meglio che anche il Veneto inizi a correre ai ripari.