Si torna a parlare di pensioni e ci sono alcune novità che vuole proporre il Governo. State molto attenti a una di queste proposte
Le pensioni tornano a essere uno dei temi caldi della manovra economica. Con oltre 4.500 emendamenti presentati alla Camera, il governo si trova davanti a un processo di scrematura per individuare le proposte che meritano attenzione.
Tra queste, il capitolo pensioni spicca con due obiettivi principali: aumentare gli assegni minimi e migliorare la copertura previdenziale per i giovani lavoratori contributivi. C’è poi un aspetto relativo al TFR al quale bisogna fare molta attenzione, specie se dovesse passare l’emendamento di Lega e Fratelli d’Italia sul TFR.
Forza Italia ha ribadito il suo impegno a favore dei pensionati con redditi bassi, proponendo un incremento delle pensioni minime fino a 623 euro nel 2025. L’attuale previsione di rivalutazione del 2,2% porterebbe l’importo a poco più di 617 euro mensili, una cifra considerata insufficiente per affrontare l’aumento del costo della vita. Tuttavia, il margine di manovra è limitato: reperire i 100 milioni di euro necessari non sarà semplice, soprattutto in un contesto di vincoli finanziari stringenti.
Anche i sindacati si sono schierati in favore di un intervento più incisivo. La Cisl, ad esempio, ha dichiarato di voler intensificare il pressing sul governo durante il passaggio della legge di bilancio in Parlamento. Ma per ora l’orizzonte resta incerto, con le risorse destinate a questa misura che appaiono insufficienti rispetto alle necessità.
Previdenza integrativa: la chiave per i giovani contributivi
Nel frattempo, il dibattito si allarga anche ai giovani lavoratori, particolarmente penalizzati dal sistema contributivo puro. Tra le proposte avanzate, c’è quella di permettere loro di utilizzare i fondi della previdenza integrativa per raggiungere la soglia minima necessaria al pensionamento anticipato con 64 anni di età e 20 anni di contributi. Questa misura, saltata nelle ultime fasi della stesura della manovra, è ora oggetto di emendamenti che puntano a rimetterla al centro della discussione.
In questo quadro, una delle proposte più discusse è l’introduzione di un nuovo periodo di “silenzio-assenso” per il Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Anche se inizialmente accennata come una possibilità, questa misura si fa strada come una soluzione concreta per incentivare l’adesione ai fondi pensione complementare. Ma di cosa si tratta esattamente?
Il “silenzio-assenso” per il TFR: come funzionerebbe
L’idea è semplice ma potenzialmente controversa. In un periodo definito, se il lavoratore non esprime una scelta esplicita, il TFR verrebbe automaticamente trasferito dai conti aziendali ai fondi di pensione integrativa. Questa proposta è sostenuta da emendamenti di Lega e Fratelli d’Italia, che prevedono finestre temporali diverse: una tra aprile e settembre 2025, l’altra a partire da gennaio dello stesso anno.
L’obiettivo dichiarato è quello di rafforzare la copertura previdenziale dei giovani, ma non mancano le criticità. Molti lavoratori, infatti, potrebbero non essere consapevoli di questa scelta automatica, ritrovandosi con decisioni prese al posto loro senza aver compreso appieno le implicazioni.
La riforma del sistema pensionistico si muove in un campo minato, tra risorse limitate e la necessità di garantire maggiore equità. Se da un lato l’aumento delle pensioni minime rappresenta un segnale positivo, dall’altro l’introduzione del “silenzio-assenso” per il TFR richiede maggiore trasparenza e informazione.
Per ora, i lavoratori devono prestare attenzione ai dettagli della manovra, perché alcune decisioni potrebbero passare inosservate e influenzare direttamente il loro futuro previdenziale. E voi, siete d’accordo con queste proposte? La discussione è appena iniziata, ma le implicazioni sono destinate a lasciare il segno.